Numero 46/2018
13 Novembre 2018
Da Parabiago le creazioni di Birra Due Tocchi!
‘La sfida è di continuare a fare birra nel tempo, non è una moda, non è un ripiego, è una scelta consapevole, tosta ma consapevole’. Queste parole che si trovano sulla pagina facebook di birra Due Tocchi rispecchiano lo spirito aperto e battagliero di Giovanni Novembre, ex home brewer e fondatore di questa beer firm con sede a Parabiago nata nel 2016. Sei attualmente le birre e diverse le collaborazioni con alcuni birrifici, primo tra tutti il birrificio The Wall di Venegono Inferiore.
Giovanni, interpellato dal Giornale della Birra in occasione del Settimo Milanese Craft Beer Festival, racconta quando è nata la sua passione per il mondo artigianale e ci spiega le sue sei birre – che vanno da una Golden Ale, passando da una Ipa fino ad arrivare ad una Porter – e che rispecchiano il suo modo di intendere la birra caratterizzato dalla massima bevibilità delle sue creazioni.
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Quando hai deciso di aprire la tua beer firm?
“Nasco, come home brewer, nel 2012, quando inizio a produrre birra in casa. Dopo con un po’ di studio, corsi e concorsi nazionali sviluppo le mie ricette e nel 2016 decido di aprire il mio marchio. Inizio a collaborare con il birrificio Stradaregina di Vigevano per sei mesi e poi anche alla luce delle continue richieste delle mie birre decido di andare a lavorare su un impianto più grande e di migliorare il discorso produttivo andando a lavorare in Isobarico. Sono solo e non ho soci o altre persone che lavorano con me. Adesso produco le mie ricette presso tre birrifici con cui collaboro”.
Quante birre produci?
“Attualmente produco sei stili in linea continua e sto iniziando a produrre birre ‘one-shot’ con altri birrifici, uno su tutti Bosco Grosso di Casirate d’Adda”.
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Raccontaci qualcosa delle tue birre?
“Attualmente in linea fissa, come diceva prima, ho sei stili: una Golden Ale, che si chiama GARGANELLA, con luppolatura tedesca e lievito inglese. Credo sia una birra abbastanza equilibrata, da 4,8 gradi, nella quale prevalgono note floreali e fruttate. E’ molto beverina. L’altra chiara che produco è una birra di frumento ma in stile americano, la RAMINGA, con un luppolo americano e due neozelandesi che donano un carattere fruttato, Prevalgono note di litchi, ananas e frutto della passione; il finale è volutamente citrico perché ho aggiunto del coriandolo. E’ una birra principalmente estiva da 4,6 gradi. Abbiamo poi la SBRONX è una american pale classicissima da 5 gradi”.
“Realizzo anche un’american Ipa, la TILT, che io preferisco produrre in ‘old style’ con parte caramello in evidenza. Le note maltate sono le prime chi avvertono nella bevuta. Il massiccio utilizzo di luppoli americano donano un gran fruttato per andare a finire in un amaro bilanciato e non invasivo. I 40 Ibu che caratterizzano questa Ipa rispecchiano quello che è il mio intendere la birra; la bevibilità è la prima cosa che cerco nelle mie ricette”.
“Sul fronte belga, che non amo, ho cercato di andare incontro alla richieste dei clienti. Produco infatti una Belgian Strong Ale, LA STORTA; che ho cercato di interpretare a mio modo. Secchezza e morbidezza sono le caratteristiche principali; parliamo quindi di una birra in stile belga, che comunque resta molto bevibile. Lo slogan infatti è ‘Attenzione Pericolo di Storta’. L’ultima birra che produco tutto l’anno anno è una Porter in stile Irish. Caratteristica di questa birra è l’utilizzo di una piccola percentuale di malto torbato. Questa birra, che si chiama EBANO, presenta nota di cioccolato e caffè già all’olfatto. A me non piacciono le ‘dry’ quindi questa birra presenta un bel corpo”.
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Dove si possono trovare le tue birre?
“Sono di Parabagio e servo locali delle mia zona. Non ho un punto vendita. Sulla pagina Facebook si trova il mio numero di telefono e poi ci si puo’ trovare alla ‘vecchia maniera’. Prossimamente si potranno comprare anche online”.
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Quali sono i tuoi prossimi progetti?
“Attualmente sto collaborando con un locale di Nerviano, la Meccanica, e come dicevo con il Birrificio Bosco Grosso di Casirate D’Adda. Riesco a produrre piccoli batch da 300 litri con i quali mi posso sbizzarrire. Ad esempio ho appena fatto una birra alla canapa proprio con i ragazzi del birrificio Bosco Grosso. Hanno una capacità produttiva e un impianto adeguato alla sperimentazione. Con loro abbiamo già fatto due cotte di Ipa alla canapa e già alla seconda abbiamo ottenuto degli ottimi risultati. E’ una birra fatta con ingredienti nazionali e la canapa è a coltivazione naturale. E’ venuta fuori una birra molto secca e beverina. Non è un prodotto banale. Credo che sia veramente valido. Recentemente abbiamo anche fatto la prima cotta di Imperial Ipa”.
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Come giudichi l’attuale scenario della birra artigianale. I birrifici ormai sono sempre di più?
“Non penso in realtà che i birrifici siano tanti. Visto il grado di conoscenza della birra il lavoro da fare è ancora tantissimo. Il problema è che tante persone sono improvvisate e pensano che nel mondo della birra si possa lucrare quando magari non ci sono le condizioni basilari. Questo è il problema principale”.