Numero 36/2022
7 Settembre 2022
Dall’homebrewing all’imprenditoria: la storia del Birrificio artigianale Skapte
Molti dei lettori di Giornale della Birra hanno un comune sogno nel cassetto: trasformare la propria passione per il mondo brassicolo o la propria esperienza da domozimurghi in una vera e propria professione. Un sogno che può realizzarsi, ma non senza impegno, studio, dedizione e tanti sacrifici. Le belle storie, quelle di successo nascono e si sviluppano sempre con la costanza di tanto lavoro e tempistiche anche molto lunghe. Questi elementi sono anche i tratti distintivi che hanno portato Francescantonio Colicchio e Francesco Cataldo a fondare a Cairano, un piccolissimo borgo della provincia di Avellino, il Birrificio artigianale Skapte. Oggi, in loro compagnia, il birrificio apre le porte alla nostra visita virtuale.
Skapte è nato ufficialmente come birrificio nel 2019, ma la vostra esperienza di homebrewing e una prolungata formazione sono stati elementi chiave del vostro progetto. Quali sono stati i fattori che vi hanno spinto a investire in un progetto professionale legato alla birra nel vostro territorio? La birra può rappresentare una opportunità concreta di lavoro?
Abbiamo iniziato 13 anni fa in garage a produrre birra partendo direttamente dall’all grain, senza mai utilizzare kit premiscelati. E’ nato tutto per una questione di necessità. Eravamo di ritorno da Napoli, dove studiavamo da fuori sede all’Università. Lì avevamo la possibilità di bere buone birre artigianali al Babette e al Malone. Tornando in provincia, l’unico posto allora fornito di birre artigianali, fuori dalle canoniche birre trappiste, era l’Ottavonano di Atripalda. Vivendo dall’altra parte della provincia ogni volta per andare a bere lì ci toccava trovare un autista che fosse sobrio al ritorno. Nasce tutto così. Francescantonio inizia a produrre birre, costruendo spesso l’attrezzatura come camera di fermentazione e mulino. Per ogni domenica, per undici anni, abbiamo prodotto birra in garage. Nel 2016 ha seguito il corso alla Dieffe, conseguendo la qualifica di birraio artigiano. Poi un’esperienza nello storico birrificio campano Maltovivo. Eravamo stanchi delle nostre vecchie professioni e così, con un po’ di fondi personali e un piccolo aiuto della Regione Campania, tramite il Gal Irpinia, abbiamo deciso di investire qui. Un piccolo paese, 270 abitanti, divenuta attrattiva turistica negli ultimi anni per diversi motivi, un edificio storico appena restaurato, l’amore di Francescantonio per una donna del posto, poi convolato a nozze, e siamo finiti a Cairano. Siamo emigrati dal nostro paese, distante 25 km. Qua ci sono tutte le carte in regola per divenire tappa dei beer tourist. Abbiamo lasciato i nostri vecchi lavori e oggi ci dedichiamo a tempo pieno alla produzione, alla distribuzione diretta ma anche alla nostra piccola tap room.
Avviare un birrificio richiede anche investimenti importanti: quale è la struttura attuale del vostro impianto e quali le caratteristiche peculiari?
Beh, nel nostro piccolo abbiamo investito i nostri risparmi di una vita, unitamente a un piccolo finanziamento per l’avvio di attività di impresa in aree extra-agricole della Regione Campania (fondi europei). Non abbiamo un impianto di quelli professionali, ma stiamo producendo su un piccolo impianto da 5hl a fiamma diretta, a tre tini, quattro fermentatori da 5hl. Speriamo ben presto di acquistarne altri.
La selezione delle materie prime è un tema fondamentale: come curate gli approvvigionamenti?
Spesso ci chiedono se utilizziamo materie prime locali. Di locale utilizziamo solo l’acqua. Un’acqua che ben si presta alle nostre produzioni, quella dell’Acquedotto Pugliese, che a discapito del nome, nasce a Caposele, alle sorgenti del fiume Sele, a pochi km da noi. Il resto delle materie prime sono quelle di un certo livello qualitativo (malti europei e luppoli intercontinentali) che arrivano a noi tramite importatori italiani.
Quale ritenete sia la vostra birra più rappresentativa? Quale il marchio di fabbrica che contraddistingue le vostre produzioni?
Siamo all’inizio. Abbiamo già immesso sul mercato 7 stili diversi. Siamo in fase di studio per capre quale stile va di più sul mercato e quale meno. Quindi inserire una linea base e alcune a rotazioni in base al periodo dell’anno. Attualmente la birra che vendiamo di più è una blanche, la Cairano (come per l’Hoegarden le abbiamo dato il paese in cui siamo ubicati). Non so se i possa già parlare di marchio di fabbrica, ma la pulizia e l’equilibrio delle birre sono il nostro obiettivo costante.
Un elemento che vi caratterizza è la partecipazione costante ad eventi nel vostro territorio, di cui rappresentante anche una eccellenza artigiana. Quali sono gli altri canali distributivi?
Sì, essendo all’esordio, stiamo girando molto per eventi con i nostri due spillatori, spesso proponendo 4-5 birre a rotazione. Per il resto stiamo facendo distribuzione diretta nei locali in zona, acquisendo nuovi clienti in base alle giacenze di magazzino. Facendo solo 15-20 hl al mese, e riscontrando già un forte interesse, andiamo di pari passo con i volumi prodotti. Abbiamo anche un e-commerce, già attivo e ben avviato.
Progetti per il futuro?
Tanti progetti. Ci piace sognare. Ci piacerebbe innanzitutto dotarci di attrezzature più tecnologiche per poter spingere di più anche sulle luppolate, ma soprattutto, in tanti anni di homebrewing, abbiamo sperimentato molto mead e fermentazioni spontanee. Non nascondiamo che il prossimo obiettivo potrebbe essere una bottaia, da allestire nelle millenarie grotte di Cairano, di recente restauro (la via delle grotte, 40 in tutto, con esposizione a nord dove non batte il sole), passando per idromeli e italian grape ale (siamo nell’unica provincia del sud che vanta ben tre docg: Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino).
Oltre questo ci piacerebbe avviare delle collaboration brew e ospitare un festival birrario, in un contesto atipico e da favola.
Maggiori informazioni sul Birrificio artigianale Skapte: www.skapte.it