2 Marzo 2016
Due chiacchiere con Simonmattia Riva: da semplice appassionato a Beer Sommelier campione del mondo
La Doemens Akademie è un ateneo alle porte di Monaco universalmente riconosciuto come l’università della birra: un vero e proprio sogno per qualsiasi cultore che decide di tramutare la propria passione in professione. Nell’offerta formativa proposta, infatti, c’è anche il corso per Beer Sommelier, un degustatore con una conoscenza approfondita di tutto il processo dalla birrificazione al servizio passando per la conservazione e gli abbinamenti con i cibi. Ogni due anni, la Doemens stessa organizza anche i campionati mondiali per questi professionisti. L’ultimo si è tenuto in Brasile nel 2015, e dopo le affermazioni di tedeschi e austriaci nelle edizioni precedenti, a sollevare il prestigioso trofeo è stato Simonmattia Riva, 39 anni bergamasco, da qualche mese gestore del Beer Garage nella propria città.
Simonmattia, da semplice appassionato di birra a Beer Sommelier campione del mondo. Raccontaci come è avvenuto questo percorso.
«Sono un appassionato di birra da più di 20 anni fin da quando ero un adolescente e bevevo soprattutto birre belghe, le uniche particolari che si trovavano in Italia. Fortunatamente in seguito sono arrivati i primi birrifici artigianali italiani e esteri e questo mi ha permesso di allargare gli orizzonti. Ho preso parte prima ad un corso di degustazione e due anni fa ho deciso di partecipare al corso per Beer Sommelier della Doemens. Nel 2015 ho partecipato al mio primo mondiale e sono riuscito a vincere.»
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Hai iniziato prima come degustatore per poi accrescere la tua professionalità come Beer Sommelier. Quali sono le differenze tra queste due figure? Che futuro vedi per queste professionalità?
«Sostanzialmente un Beer Sommelier non compie solamente un’analisi di una birra ma deve anche saperla mescere in maniera appropriata, conoscerne la corretta conservazione ed il relativo ciclo produttivo anche senza essere un mastro birraio. In Italia non esiste ancora un vero e proprio riconoscimento come avviene per il vino in quanto c’è un evidente ritardo di parecchi anni. Visto comunque il crescente interesse per la birra artigianale da parte di un numero sempre maggiore di consumatori, credo che possano avere entrambe un futuro interessante.»
Da appassionato e grande conoscitore, hai mai pensato di produrre birra professionalmente o come homebrewer?
«Sinceramente no. Ho affiancato alcuni homebrewer nelle loro produzioni e ho presenziato ad alcune cotte professionali ma non ho mai pensato che la mia quotidianità fosse in un birrificio. Alle volte mi capita di collaborare temporaneamente con qualche birraio per definire insieme la ricetta, infatti ho recentemente partecipato ad una cotta celebrativa di un birrificio in provincia di Bergamo per una nuova birra che uscirà a breve.»
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La tua passione e professionalità è però sfociata nell’attività di publican.
«Non ne sono il proprietario, ma ne curo la gestione. Di questa attività prediligo la proposta delle birre artigianali accompagnata alla formazione del consumatore, sia attraverso il contatto quotidiano con il cliente che con corsi.»
Il tema della formazione del consumatore è molto diffuso in Italia. Moltissimi enti si stanno prodigando a fare corsi raggiungendo un numero sempre maggiore di appassionati e creando una cultura molto diffusa. Alla luce della tua esperienza internazionale, si potrebbe fare qualcosa per raggiungere un numero maggiore di persone?
«Il tema mi sta molto a cuore, anche da consigliere di Mo. Bi.. Una delle necessità che ritengo impellente è quella di armonizzare questo percorso, quantomeno tra Mo.Bi., Unionbirrai e FermentoBirra che hanno proposte formative molto vicine tanto che i docenti molto spesso sono trasversali. Perchè non proporre un percorso comune che arriva ad un unica certificazione? Ormai i corsi si stanno strutturando su 3 livelli, sarebbe opportuno che una persona potesse frequentare corsi proposti da enti differenti, arrivando comunque ad un attestato comune. Perchè non poter fare il primo modulo di un ente e i successivi da un altro, se questa programmazione si adatta meglio alle esigenze di chi acquista il corso? Sono convinto che questo percorso unificato darebbe certamente più chiarezza sulla proposta formativa.»
L’introduzione di un albo riconosciuto come avviene per i sommelier del vino potrebbe aiutare a qualificare certe professionalità?
«Per quel che riguarda i Beer Sommelier, non c’è un albo ma il riconoscimento della Doemons che garantisce questa professionalità. Al momento siamo ancora in una fase pionieristica pertanto ci sono tante persone che si sono costruiti una professionalità con un lungo percorso personale fatto di esperienze. In futuro, quando questo processo si sarà consolidato, lo vedo possibile, ma mi auspico senza mettere troppa rigidità. »
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Da campione del mondo di Beer Sommelier, che consiglio ti senti di dare ad una persona che decide di intraprendere queste percorso professionale?
«Assaggiare il più possibile e studiare continuamente. Ritengo sia fondamentale conoscere gli stili e le loro connotazioni, la loro storia e i processi produttivi. Il consiglio è curare sia l’aspetto pratico che teorico e soprattutto non pensare mai di essere arrivati. »
Dall’esperienza internazionale che ti sei fatto, venendo a contatto con sommelier di tante differenti nazioni, qual è il tuo giudizio sul movimento birraio italiano e come siamo visti dall’estero?
«Siamo visti con crescente attenzione, sia per quel che riguarda i birrifici che per quel che riguarda gli appassionati e i degustatori. Le birre italiane possono infatti sfruttare la nostra biodiversità utilizzando ingredienti particolari e non convenzionali. La nostra cultura gastronomica dovrebbe portarci a dare un importante contributo sugli abbinamenti con il cibo. Se si pensa che i principali testi al riguardo sono scritti da americani o da inglesi, con tutto il rispetto, penso che nel futuro possiamo e dobbiamo fare tanto da questo punto di vista. »