Numero 48/2019
25 Novembre 2019
Elisabetta Fois: l’ideatrice del microbirrificio “Hop Us Est”, Sardegna
Con questa intervista conosceremo: Elisabetta Fois, una donna della birra del nostro bel paese. Elisabetta è un ingegnere chimico da sempre appassionata di homebrewering, passione che negli anni è diventata il suo lavoro.
Una donna forte, con numerosi interessi tra cui la passione per i classici della letteratura latina. Lei ha uno sviscerato amore per la sua terra: cerca di attivare preziose sinergie nel territorio, che merita tantissimo in termini di valorizzazione delle risorse naturali, culturali e umane, ma che è martoriato da una grave crisi economica, che ne determina uno spopolamento continuo, con l’emigrazione di tanti giovani, spesso dotati di titoli e competenze preziose.
Ringraziamo Elisabetta per il tempo che ci ha dedicato e vi invito a leggere la sua storia:
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La Birra ha conquistato tante persone: Elisabetta, come è iniziata la tua storia d’amore con questa bevanda e perché hai deciso di trasformarla in un lavoro?
La mia passione per la birra artigianale è iniziata frequentando alcuni corsi di degustazione tramite il mondo dell’associazionismo. Poi ho iniziato a produrre le birre con cotte casalinghe, con grande soddisfazione dei degustatori, scelti tra parenti ed amici, che hanno sempre apprezzato questo mio hobby, sino ad arrivare ad avere un’opportunità di sviluppo dei miei progetti nel momento in cui ho sentito, dopo una laurea in ingegneria chimica ed un dottorato di ricerca in ingegneria industriale, che le più grosse soddisfazioni, anche lavorative, sarebbero potute arrivare con un lavoro che mi avrebbe appassionato sotto tutti i punti di vista ed esposta in prima persona.
Raccontaci un po’ di più il progetto “Hop Us Est” e le sue tappe di sviluppo: con chi collabori per l’elaborazione delle tue birre?
Il progetto “Hop Us Est!” nasce nel 2016, dopo aver incontrato il mio attuale socio, il geologo e dottore di ricerca in geotecnica Fabrizio Bordicchia, homebrewer pure lui, con la disponibilità ad avventurarsi in un’attività imprenditoriale con tutto l’entusiasmo, la disponibilità e la passione necessari. Il nome del microbirrificio è un gioco di parole. Opus est in latino significa “è necessario!”, ma la parola inglese “Hop” traduce Luppolo…si, insomma, Il nome l’ho scelto io, appassionata di classici della letteratura latina, perché in realtà questo è il nostro motto! Il progetto delle nostre birre ad un certo punto è stato “Necessario!”, dopo esserci buttati a capofitto nella ricerca del nostro locale e delle attrezzature necessarie.
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Parliamo delle tue birre: quali sono gli stili, le loro peculiarità?
Le nostre birre sono tutte delle ALE, cioè birre ad alta fermentazione. Le prime birre prodotte sono Agape e Pulchra (“bella” in latino), entrambe di ispirazione belga. Agape è una Belgian Blonde caratterizzata da un miele d’arancio tutto locale, prodotto dall’apificio Apiflora e Pulchra è una Dubbel, caratterizzata da un miele di cardo, anch’esso prodotto da Apiflora. Entrambe queste birre nascono dalla nostra grande passione per le birre di ispirazione belga e si sono fregiate di massimi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale (Agape ha vinto la Gold Medal al Bruxelles Beer Challenge 2018 per la categoria “Honey Beer” lo scorso novembre). Alba è una bière blanche, molto beverina e leggermente acidula. La Acelia è una birra senza glutine, ugualmente molto bevibile e caratterizzata dall’utilizzo di malto di grano saraceno, che le conferisce un certo gusto pepato. Infine, la nostra Grisù, una Italian Grape Ale, caratterizzata dall’utilizzo di sapa di mosto di uve acta ad hoc Caragnino. Questa ultima birra è profondamente legata a me, che l’ho voluta caparbiamente produrre per dedicarla ai miei due nonni minatori e a tutto il territorio del Sulcis, di cui il vitigno del Carignano e le miniere di carbone si ergono a simbolo, creando un ponte tra passato e futuro. Sono particolarmente orgogliosa di questa nostra ultima “creazione”, perché ha avuto origine dalla collaborazione tra il nostro microbirrificio, la cantina di vini Esu di Carbonia e la Bon’Ora prodotti di Sardegna di Ester Fadda, una giovane imprenditrice del territorio del Sulcis, che dal mosto d’uva acta ad hoc Carignano ha prodotto la sapa che ci permette di produrre questa nostra IGA.
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Cosa ti rende felice, nel fare questo mestiere?
Questo mestiere mi dà tantissime soddisfazioni, oltre a fornirmi l’opportunità di attivare preziose sinergie nel territorio, che merita tantissimo in termini di valorizzazione delle risorse naturali, culturali e umane, ma che è martoriato da una grave crisi economica, che ne determina uno spopolamento continuo, con l’emigrazione di tanti giovani, spesso dotati anche di titoli e competenze preziose. La felicità è insita nel fare un qualcosa che ti remunera economicamente, ma che ti mette anche alla prova nel quotidiano, facendo corrispondere alla fatica e all’impegno, un appagamento legato al consenso dei nostri clienti ed estimatori. Non nego che i riconoscimenti a concorsi regionali, nazionali ed internazionali, ottenuti in questi tre anni di attività ci abbiano riempito d’orgoglio e contemporaneamente ci spronino a migliorarci.
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Come donna, ti senti avvantaggiata o svantaggiate nel fare il tuo lavoro? Tu sei una delle socie dell’Associazione le donne della birra: vuoi raccontarci quest’esperienza?
Come donna mi sento talvolta guardata con diffidenza dai colleghi, che probabilmente ritengono un lavoro impegnativo non tanto adatto al gentil sesso, ma fortunatamente, non tutti hanno questo atteggiamento e soprattutto non è di questo avviso il mio socio! Ho notato che qualche collega, seppur davvero si contino sulle dita di una mano, è anche entusiasta sostenitore del connubio birra e donna, specie se impegnata in fase di produzione.
Personalmente non mi ritengo svantaggiata, ma parte preponderante dell’attività, dal momento che il mio essere donna mi porta a dare il mio contributo in tutti i settori che interessano il nostro microbirrificio, dedicando particolare cura alla preparazione delle ricette delle nostre birre.
L’idea di iscrivermi all’Associazione “Le donne della Birra” è nata circa un anno fa, dopo averla seguita sui social. Ritengo che sia un mondo bellissimo, quello che vede tante donne collaborare nella passione per il proprio lavoro e per il mondo delle birre artigianali. Si sa che unite si vince ed è facendo gruppo che si può progredire. Mi auguro di poter dare il mio contributo anche partecipando attivamente ad eventi, perché sino ad ora, con un bimbo piccolo, non sono riuscita ad essere presente fisicamente. Doverosamente ringrazio Elvira, la nostra presidentessa, per il massimo coinvolgimento dall’immediato e per le opportunità che offre a tutte noi socie!
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Quali sono i tuoi piani per il futuro e come vedi la situazione dei microbirrifici in Italia?
I miei piani per il futuro sono quelli di continuare a produrre birre legate al territorio, coniugando gli stili alle produzioni d’eccellenza del territorio sulcitano e sardo. Nell’immediato amplieremo il nostro piccolo laboratorio, tenete conto che la nostra produzione è di poco inferiore ai 150 hl annui e siamo in attesa di un nuovo monoblocco automatico di imbottigliamento e tappatura.
Vista la bellissima esperienza di questi tre anni, il futuro lo vedo roseo, non solo per i riconoscimenti ed i premi ai concorsi, ma per l’apprezzamento continuo e crescente dei nostri clienti.
Per quanto riguarda il settore microbirrifici in Italia vedo tanta concorrenza, con un gran numero di produttori e produttrici preparati/e e desiderosi/e di veder crescere la propria capacità produttiva. Ritengo che anche i consumatori stiano incrementando la ricerca di prodotti di nicchia, purché siano di qualità.
Per maggior informazioni: www.birrificiohopusest.com