Numero 36/2017
4 Settembre 2017
Gianni Tacchini: la passione per la birra tra Italia e Belgio
Gianni Tacchini è una vera istituzione della birra sia a livello nazionale che in Belgio. Da più di vent’anni è il fondatore e gestore del TNT Pub di Buonconvento in provincia di Siena, pub che rappresenta una vera mecca per ogni appassionato di birra, in particolare dei prodotti belgi. Da qualche anno si occupa di importare birre per il suo beershop on line birrerya.com e soprattutto da dodici anni a questa parte è l’organizzatore del Villaggio della Birra, il festival a cui ogni amante della birra dovrebbe partecipare.
Di seguito un breve resoconto della chiacchierata con Gianni.
Siamo giunti alla dodicesima edizione del Villaggio della Birra, che cosa rappresenta per te questo festival?
Il Villaggio ormai mi-ci scandisce ogni giorno dell’anno. Siamo entrati da giugno nella fase “calda” dell’organizzazione, ma credimi già da dopo settembre, come ogni anno, metteremo mano alla tredicesima edizione. L’essere riuscito a far puntare i riflettori sulla birra artigianale in un paesino “in the middle of nowhere” – come direbbe Tim Webb – e di aver visto la nascita di questa “famiglia”, ovvero i volontari del nostro Comitato, che si è aggregata naturalmente per la riuscita del festival, è motivo di orgoglio. Per me il Villaggio è far conoscere prodotti e persone del mondo della birra artigianale e l’occasione per trasmettere l’ospitalità e l’accoglienza di questo nostro spicchio di Toscana.
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Oggi il Villaggio è una sorta di appuntamento imprescindibile a cui ogni appassionato di birra dovrebbe partecipare. Ci racconti come è nata l’idea di questo festival?
Il Villaggio nacque quando, come importatoreprima per il mio TNT PUB e poi per il beershop online Birrerya.com, incominciarono a venirmi a trovare i birrai belgi a cui ero più legato. Dopo un paio di estati proposi loro di venire a settembre per fare un Festival. Nel 2006 c’era la volontà di mettere a confronto, in un posto “speciale” e,provocatoriamente, al centro della terra del vino, le produzioni birrarie di due paesi come il Belgio e l’Italia: il primo emblema della tradizione secolare, il secondo una delle espressioni più importanti della “rinascita” della birra artigianale in Europa: nacque così il Villaggio della Birra. Dal 2013 con la nuova location abbiamo iniziato ad invitare anche altre realtà brassicole internazionali.
In questi dodici anni di Villaggio c’è un birrificio che avresti voluto nella tua squadra, ma che non sei riuscito a portare a Buonconvento per qualche motivo? Quale?
L’unico che mi è dispiaciuto che non sia mai venuto è Kris, il “birraio pazzo” di De Dolle. Sono tanti anni che lo conosco e vado a trovarlo ma non sono mai riuscito a convincerlo a partecipare di persona sia perché non partecipa più a festival sia perché il suo bar è aperto solo i weekend. Comunque le sue birre non sono mai mancate per i primi pre-villaggi; infatti, nel 2007 i fusti gialli della Oerbier o i cartoni di OerbierReserva 2007erano in bella mostra al Festival.
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Hai notato se in questi dodici anni di Villaggio il pubblico che frequenta il festival è cambiato? Ad oggi qual è il pubblico a cui vi rivolgete con la vostra offerta? Offrite anche un babypark per chi arriverà con la prole al seguito. L’idea deriva dal fatto che sempre più famiglie vogliono gustare una buona birra artigianale o c’è dell’altro?
Il “format” del Villaggio non è mai cambiato. La prima cosa che pensai fu ad un festival a cui avrei partecipato anche io e a cosa mi sarebbe piaciuto trovarci. Ecco quindi il Baby Parking, per dare la possibilità ai genitori di svagarsi e stare tranquilli per i bambini, la cotta pubblica della domenica, i live della sera e tantissime altre iniziative. Questa è l’idea base del Villaggio, una comunità appassionata di birra e non solo, che si vuol godere la vita in un posto fantastico, come le colline Senesi.
Hai organizzato il festival Campi di Birra, dedicato alle IGA, il primo stile birrario italiano. Ritieni che la birra per regalare emozioni al consumatore abbia bisogno di “contaminazioni” dal mondo del vino oppure sia possibile ricreare le stesse sensazioni, o addirittura migliori, con i classici ingredienti del mondo birrario?
È stato giusto creare un contesto per dare la possibilità di confronto sia tra alcuni produttori di IGA e sia tra consumatori “curiosi” di questo nuovo stile. Campi di Birra ha provato a fare questo. Siamo arrivati alle IGA più per la creatività e competenza dei nostri mastri birrai che per motivi prettamente legati a studi di marketing.
Tornando alla domanda, no, anche nelle IGA non è il vino a entusiasmare il consumatore, altrimenti si berrebbe quello, ma è il “tocco” del birraio che crea birre che emozionano.
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Il numero dei birrifici in Italia è in costante crescita, riesci a fare un’analisi del movimento birrario artigianale italiano?
Dal mio punto di vista di osservatore, specificando che nel mio locale da 20 anni servo principalmente birra belga, sia alla spina che in bottiglia, il mercato è saturo. Attualmente c’è stato un boom di nuovi birrifici che, a mio parere, hanno fatto abbassare l’asticella della qualità. Molti si buttano in questo lavoro senza cognizione di causa e purtroppo questo si riflette in modo negativo su tutto il mondo della birra artigianale. Purtroppo non è solo un problema italiano, ma sta succedendo lo stesso in Belgio.
Organizzi da qualche anno la Belgian Edition del Villaggio della Birra? Ci racconti come nasce l’idea?
L’idea di portare il Villaggio in Belgio mi ha sempre stuzzicato. L’occasione si è presentata grazie a Marc Limet, del Birrificio Kerkom,che mi ha dato la possibilità di “sfruttare” il suo birrificio-fattoria, da qui si è messa in moto la macchina organizzativa della Belgian Edition, che ci ha regalato divertimento e soddisfazioni. Quest’anno dall’Italia sono arrivati Extraomnes, Amiata, Canediguerra ed Etnia con dei prodotti al top che hanno fatto aprire gli occhi anche ai più scettici fiamminghi del Limburgo!