Numero 15/2017
13 Aprile 2017
I primi dieci anni del Birrificio del Ducato
Il 2017 rappresenta per il Birrificio del Ducato il traguardo delle dieci candeline infatti, l’avventura di questo birrificio parte ufficialmente il 27 Marzo 2007, anche se già dal Novembre dell’anno precedente era tutto pronto per dare il via alle prime fermentazioni. Giovanni Campari e Manuel Piccoli sono i soci fondatori di questa creatura che rappresenta uno dei fiori all’occhiello del panorama brassicolo italiano.
Giovanni Campari è il mastro birraio del birrificio, oltre alla laurea in scienze e tecnologie alimentari conseguita presso l’Università di Parma, può vantare un passato da homebrewer e uno stage al Birrificio Italiano – dove sotto la sapiente guida di Agostino Arioli – ha scoperto tutti i segreti dell’arte della birrificazione. Giornale della Birra lo ha incontrato per tutti i nostri lettori a margine della festa di compleanno del birrificio che si è svolta al WoPa di Parma l’otto e nove Aprile.
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Giovanni inizia con un’analisi di questi anni di birrificio: “il successo che abbiamo avuto in questi dieci anni è stato del tutto inaspettato. Quando abbiamo preso la decisione di aprire questa attività in pochi credevano nelle nostre possibilità. Pensate che il proprietario del capannone che volevamo affittare era titubante a stipulare il contratto perché pensava che non avremmo avuto molto futuro. Posso dire con certezza che abbiamo fatto molto di più di quanto potevamo aspettarci. L’abilità del Ducato è stata quella di progredire costantemente e di spostare in continuazione in avanti l’asticella dei nostri obiettivi. Gli intenti di un birrificio artigianale non possono essere sempre statici, perché questo movimento è in continua crescita quindi, di conseguenza bisogna adattare i propri obiettivi in base alle richieste del mercato. Nel futuro auspichiamo un’ulteriore crescita, più progressiva e più graduale rispetto a quella avuta nei nostri primi dieci anni di vita. Speriamo, grazie anche all’aumento consapevole del consumo di birra artigianale, di avere un consolidamento dei numeri di tutto il movimento. Credo che in futuro ci saranno più birrifici, ma soltanto quelli strutturati meglio potranno avere successo.”
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Uno sguardo alle protagoniste del birrificio: “la prima birra che ho prodotto è stata Viæmilia, solo in apparenza è una birra semplice infatti, nasce da un procedimento lungo e delicatissimo ed è grazie ad un sottilissimo equilibrio che risulta così facile da bere e interessante; questa birra deriva direttamente dalla mia formazione al Birrificio Italiano. Durante lo stage le mie birre preferite erano la Tipopils e la Extra Hop. Ricordo che ne bevevamo a fiumi perché erano, e continuano ad esserlo ancora oggi, birre molto bevibili ed equilibrate. Ritengo che questo tipo di birre possano diventare in futuro le nuove I.P.A., birre equilibrate e beverine, da uso quotidiano. Proprio per questo motivo era doveroso far partire il mio percorso da una birra come Viæmilia.”
“Tutte le nostre birre hanno una sorta di equilibrio e di eleganza sia che siano birre semplici o complesse. Direi che questo è il nostro marchio di fabbrica che accomuna tutte le nostre creazioni. Dietro ad ogni birra c’è una ricerca dei vari territori, mi ispiro a situazioni di vita vissute e alla musica. Se dovessi dire una birra che mi rappresenta maggiormente citerei la New Morning. Si tratta di una ricetta di quando ero homebrewer che fa uso di numerose spezie. Riuscire ad equilibrare le note speziate è stato un duro lavoro che alla fine ha dato i suoi frutti. Il nome prende spunto da una canzone di Bob Dylan che racconta la gioia e lo stupore per le bellezze della vita e della natura.”
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Ducato ha, fin dagli esordi, una quasi maniacale attenzione verso le materie prime, ad esempio alcuni luppoli tedeschi utilizzati per Viæmilia vengono selezionati personalmente ad inizio settembre a Tettnang, piccolo paese del Baden-Württembergrinomato per l’eccelsa qualità dei luppoli. A questo proposito gli abbiamo chiesto se le materie prime italiane sia adatte a produrre birre di qualità: “mi piacerebbe poter produrre una birra con solo prodotti italiani, ma ad oggi non abbiamo niente di tutto ciò in programma. Il nostro territorio potenzialmente ha grandi possibilità, ma ad oggi abbiamo delle difficoltà a coltivare i cereali e i luppoli, senza parlare del fatto che manca totalmente la filiera. Per quanto riguarda le coltivazioni di luppolo, a Marano sul Panaro stanno avendo dei risultati interessanti, ma le piante hanno bisogno di tempo per dare risultati ancora migliori. Vista l’ultima annata non posso che guardare al futuro con ottimismo.”
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Chiosa finale sull’industria della birra: “ritengo che le attenzioni dei grandi gruppi industriali verso il mondo della birra artigianale siano naturali e fisiologiche. Hanno notato che il nostro settore è in crescita e che i prodotti industriali sono in leggero calo quindi, non mi stupisce se dovessero esserci nuove acquisizioni di birrifici.”