Numero 33/2018
14 Agosto 2018
La Magna Grecia nel bicchieri: GLI SBRONZI brewpub!
Oggi vi porto nell’estremo Sud, così come ho portato la mia anima ad asciugarsi dall’umidità piemontese. Proprio lì, dove le colline sono di color ocra già a maggio, dove, al posto del suono della sveglia, vi sveglia lo sfrigolio delle cicale, e proprio lì dove l’acqua non viene sempre sprecata come si legge sui giornali.
L’acqua ad Arangea, periferia sud di Reggio Calabria, viene trasformata in birra dalla mente astuta e dalle sapienti mani del mastro birraio Demetrio Crea.
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Demetrio produce le sue specialità dal 2016 nel brewpub Gli Sbronzi, cioè da quando i tre soci Angelo Oliveri, Delfio Carroccio e Domenico Oliveri decidono di rilevare l’attività per offrire ai loro figli un futuro solido e concreto al Sud.
Il brewpub, oltre alla birra, mette a disposizione un’ampia selezione di vini italiani e soprattutto calabresi, da accompagnare con i piatti succulenti e deliziosi del ricchissimo menù. Protagonista indiscusso del menù è il Calabreasy, definito da me “Reggio in un panino”. Il pane è costituito dalla versione salata della tipica “brioche cu tuppu”, all’interno burger ottenuto dalla salsiccia del maiale, caciocavallo silano semi-stagionato, cipolla rossa di Tropea in agrodolce e chutney di peperoni. Gli Sbronzi hanno voluto rivisitare il panino tipico della Festa della Madonna della Consolazione, la patrona della Città.
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Il menù parla da sé. La scelta è stata quella di orientarsi verso i produttori locali soprattutto per quanto riguarda i formaggi, l’olio, i salumi e i gelati. Hanno instaurato anche importanti collaborazioni, come quella con il Lido Piro Piro, uno dei lidi principali della Via Marina a Reggio Calabria. Gli Sbronzi si confermano e riconfermano come punto di riferimento per la popolazione reggina, per mangiare un buon piatto accompagnato da una birra di qualità.
Arrivo al brewpub di mattina e vengo sorpresa già nel parcheggio. A parte l’ampiezza, è delimitato non da siepi o da reti metalliche, bensì da polykeg.
Accolta da Demetrio, subito vengo catapultata e immersa nella seconda cotta di Anfiarao, la scotch ale del birrificio. Solitamente la cotta (singola o doppia) inizia a mezzanotte e i motori del birrificio si spengono al mattino dopo. Mi viene da chiedere il perché di questo orario, e la mia curiosità viene subito placata. I continui problemi idrici della città costringono a lavorare di notte quando nessuno (o pochi) usano l’acqua e “poi di notte si lavora meglio, ad una certa ora il pub chiude e si può lavorare in tranquillità”; infatti la sala cotta è collegata al pub da una vetrata.
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Il birrificio propone cinque stili diversi tutti ad alta fermentazione:
- Pandora: Golden ale leggera ed equilibrata dove la componente maltata è in perfetta armonia con gli aromi erbacei del luppolo. Bassa gradazione e di facile beva. Unica della gamma ad essere commercializzata in bottiglia.
- Tideo: India Pale Ale brassata in onore di Tideo, il Bronzo di Riace più giovane esposto presso il Museo Archeologico di Reggio Calabria. Nel gusto prevalgono l’agrumato e il resinoso dei luppoli, e la crosta di pane si percepisce ma non è dominante come in molte IPA presenti sul mercato.
- Aphros: Una tripel allucinante, si può dire? I sapori che spiccano sono di frutta a pasta gialla e spezie, per niente stucchevole, anzi il bicchiere si svuota fin troppo velocemente. Colore dorato carico, schiuma bianca pannosa e persistente, non per niente nella mitologia greca “Aphros” è una creatura mitologica che personifica la schiuma del mare.
- Anfiarao: Prodotta in nome del Bronzo di Riace “più anziano”, all’interno viene impiegato zucchero candito che dona un carattere marcato mascherando il potere alcolico. Birra vellutata dal gusto maltato e leggermente tostato, i luppoli non prevalgono e lasciano spazio ai sentori di malto durante tutta la bevuta.
- Kairos: Saison, io direi reggina. Oltre agli ingredienti base viene impiegata la scorza di bergamotto raccolto a Villa San Giuseppe (poco sopra Villa San Giovanni), e la segale (in dialetto calabrese jurmanu) prodotta a Cardeto, paesino sulle pendici dell’Aspromonte.
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Demetrio mi spiega che la richiesta di birra è sempre più forte e a queste latitudini copre quasi tutto l’anno. Per questi motivi ha instaurato una collaborazione con birrificio Blandino, altra chicca calabrese, situato a Strongoli Marina in provincia di Crotone, che produce e imbottiglia una parte di Pandora.
Quindi bevete con cognizione perché Demetrio si fa i chilometri per farvi trovare il bicchiere pieno!
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Essendo rimasta in Calabria per pochi giorni ne ho approfittato e ho avuto modo di gustarmele tutte, tranne l’Anfiarao che proprio quella mattina era in produzione. Passione, cura e precisione sono le protagoniste indiscusse del lavoro di Demetrio che cura ogni dettaglio, non solo nel processo produttivo ma già a partire dagli ingredienti. Per il bergamotto ad esempio, mi spiega che la buccia deve essere bella gialla perché è proprio in quel momento che l’agrume sprigiona la maggior parte di aromi e profumi. Mi ha mostrato, infatti, le buste sottovuoto contenenti la dose esatta di scorza di bergamotto necessarie per ogni cotta.
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La bellezza di questa terra la si può sentire gustando le birre di Demetrio. La Calabria è ignorata tanto quanto è bella e, proprio per sfatare i soliti miti, va assaporata ed esplorata con tutti i sensi. La vista usatela per godervi il tramonto sullo Stretto, l’udito per ascoltare lo sfregolio delle cicale che scandisce il silenzio, il gusto per assaporare le sensazioni che regalano le birre degli Sbronzi e vedrete come tornerete contenti e anche un po’ tristi dall’esperienza calabra. Alla fine, quando si va al Sud si piange due volte.
Maggiori informazioni al sito web: www.glisbronzi.it