Numero 24/2016
17 Giugno 2016
Les Bières du Grand St. Bernard: artigianali Made in Vallée
Les Bières du Grand St. Bernard nascono in Val d’Aosta, nel piccolo paese di Étroubles, un borgo alpino che conta poco più di 500 abitanti. Il nome stesso del luogo sembra derivare dal patois valdostano “etrobla”, che significa “campi coperti di paglia”. Infatti, fino a non più di 50 anni or sono era possibile ammirare nelle frazioni di Étroubles ondeggianti distese di frumento e segale, punteggiate del rosso dei papaveri e dell’azzurro dei fiordalisi.
Il legame del territorio con la birra artigianale, trova, qui, una ragione storica, una dimensione antropica tutta particolare: la bellezza dei luoghi, la magia della montagna, l’amenità della natura ancora incontaminata, la fusione di culture diverse, la ricerca di un equilibrio tra ambiente e uomo, la passione e l’amore per il lavoro si manifestano in una bevanda che riesce a comunicare molto di più di mere sensazioni organolettiche.
Concetti sintetizzati, o per meglio dire distillati, in modo puro e perfetto nel marchio che designa le stesse bottiglie di birra del birrificio artigianale. Per meglio scoprire il modus operandi e la filosofia produttiva che caratterizza les Bières du Grand St. Bernard, Giornale della Birra ha intervistato in esclusiva per i propri lettori il mastro birraio e socio fondatore Rémy Charbonnier.
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Rémy, il vostro birrificio artigianale si contraddistingue per un marchio molto particolare, evocativo della filosofia della produzione e che racchiude un insieme di elementi valoriali da trasmettere ai consumatori delle vostre birre. Puoi spiegarci il significato del simbolo?
Il simbolo è costituito da due infiniti che si incrociano, essi rappresentano i due universi, quello della Natura e quello dell’Uomo, che si incontrano per dare luogo alla birra. Gli infiniti ruotano attorno a quattro punti fissi che sono le materie prime quali: acqua, cereali, luppolo e lievito.
Il vostro birrificio ha una storia pluriennale: puoi raccontarci come è nato e quali sono state le tappe fondamentali di sviluppo e di crescita? Quali le maggiori difficoltà?
Abbiamo aperto nel 2010 con l’idea di iniziare a sviluppare soprattutto il mercato locale, da qui la scelta di produrre tipologie di birra semplici che comprendono una helles e una marzen e che da sole rappresentano la maggior parte delle vendite, alle quali però abbiamo affiancato birre più particolari in modo da offrire delle interessanti alternative. Fino a fine 2015 ci siamo fatti le ossa concentrandoci sullo sviluppo del mercato valdostano, poi ci siamo allargati alla vicina Svizzera e al mercato nazionale sul quale eravamo poco presenti.
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Le vostre birre, di alta qualità, nascono da un processo di selezione delle materie prime molto accurato. Oltre agli ingredienti, quali sono gli elementi che “fanno la differenza” nel processo produttivo?
A fare la differenza è la cura di tanti piccoli particolari, maggiore è il controllo del processo e migliore ne è il risultato. Ci vuole competenza, tanto lavoro ma anche tecnologia, sulla quale stiamo investendo molto perché senza di essa è molto più difficile tenere sotto controllo tutte le fasi della produzione.
Alcune vostre birre sono create con l’uso di ingredienti particolari, tra cui il Genepy, un’erba alpina tradizionalmente legata alla tradizione valdostana. Puoi descriverci come è nata questa idea? Quanto ritieni importante il legame con il territorio per la valorizzazione delle birre artigianali Made in Italy?
L’idea di utilizzare il genepy nasce dalla volontà di caratterizzare questa birra con un elemento locale, per legarla al territorio e per renderla unica, considerando che il genepy cresce solo in certe zone delle Alpi. L’utilizzo di ingredienti locali conferisce un valore aggiunto alle birre, differenziandole dal resto dell’offerta anche in termini di gusto. Il legame con il territorio è importante sia per il mercato locale che per quello internazionale. Dato per scontato che le birre devono essere eccellenti, gli ingredienti locali possono fare la differenza in mercato attento alle particolarità.
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Infine, come immagini il futuro della birra artigianale? Quali sono le prospettive ed i nuovi progetti in serbo per il futuro del tuo microbirrificio?
Il futuro me lo immagino confuso, almeno in termini di definizione di birra artigianale. I birrifici continueranno a crescere e a colmare quella differenza che oggi si percepisce tra una birra artigianale ed una industriale, sia in termini di prodotto in sé, sia in termini di processo produttivo. Il risultato, al di là delle definizioni sarà una crescita generale della qualità della birra artiginale, da quelle più particolari e caratterizzate a quelle più semplici e comuni.
Per quanto riguarda la nostra realtà le prospettive sono buone, siamo in continua crescita e ora siamo arrivati al punto di dover cambiare sede per limiti di spazio. Per l’estate 2017 contiamo di essere produttivi con un nuovo impianto da 35 hl in una unità produttiva molto più spaziosa e ben organizzata, a qualche km da quella attuale, sempre nella valle del Gran San Bernardo. Questo ci permetterà anche di poter aggiungere qualche nuova birra alla gamma attuale.
Maggiori informazioni e possibilità di acquisto on-line sul sito web aziendale: www.lesbieres.it