Numero 02/2021
11 Gennaio 2021
Lisa Matzeu: la voce dei consumatori consapevoli nel sostegno al movimento craft
La nostra rubrica dedicata alle donne della birra ospita professioniste e non del mondo brassicolo dalle produttrici, publican, giornaliste, blogger a cuoche, specialiste del marketing, ma oggi vi portiamo da una donna che fa parte di una categoria molto importante: quello dei consumatori sostenitori.
Lisa Matzeu si definisce una consumatrice che vuole e fa di tutto per sostenere e promuovere il più possibile tra altri consumatori consapevoli, il movimento italiano della birra artigianale. Il suo bere bene non si limita all’acquisto di bottiglie bensì alla divulgazione delle sue scelte tramite eventi, incontri on line e dal vivo ove possibile.
Le abbiamo chiesto di raccontarsi per conoscere la sua storia, come è nata la sua passione e cosa ha fatto e fa oggi in questo campo. Il suo è un racconto a cuore aperto e noi la ringraziamo per la sua spontaneità e il tempo dedicatoci.
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Sono contenta di poter condividere la mia passione e il senso di quello che faccio, in modo che possa essere colto a pieno e che, chissà, divenga contagioso: il mio intento in questo momento non è diventare un publican, aprire un birrificio o insegnare ai corsi di degustazione, bensì dare voce ai consumatori come me al fine di sostenere questo mondo. Vorrei potermi godere una birra di qualità in compagnia, per il solo piacere di bere bene; vorrei essere un consumatore sempre più consapevole che valorizza la qualità; vorrei sostenere e dare visibilità a quella che ritengo una delle eccellenze italiane sempre più protagonista.
I primi passi
I primi ricordi che ho della birra artigianale risalgono a circa 10 anni fa, quando vivevo nel comasco. Mi ricordo ancora la magnifica stout che avevo bevuto da Ines Stube, da quel momento ho iniziato a capire che la birra era un’altra cosa rispetto a ciò che avevo conosciuto fino ad allora e ho iniziato a cercare le birre artigianali nei pub della provincia di Como e dell’alta Brianza.
La vera e propria passione è nata circa 6 anni fa, durante gli anni a Pesaro. Lì ho conosciuto delle persone davvero esperte e competenti, in particolare Marco Missori, che dapprima ha aperto un piccolo beershop e poi ha aperto il ristopub Di Sana Pinta. E’ lui che ha creato il “mostro” .
Nel suo piccolo beershop organizzava eventi per pochi: degustazioni con focus su nazione, stile, verticali, abbinamenti formaggio-birra, cioccolato-birra, ecc…ci ha fatto scoprire delle chicche pazzesche. Da lì ho iniziato a frequentare i primi corsi di degustazione con Fermento Birra, i primi festival.
Quando mi sono trasferita nuovamente in Lombardia, a Bergamo, proseguire nel bere bene è stato molto facile. Milano, Monza, Bergamo sono contesti che offrono tanto e la passione è cresciuta sempre di più. Oltre a partecipare ai festival, ho proseguito nei corsi di degustazione con Unionbirrai, nelle degustazioni mirate (questa volta con Simonamattia Riva che ho la fortuna di avere vicino a casa) e nei festival, durante i quali ho potuto conoscere Kuaska, che è diventato per me un grande maestro.
Si è aggiunto il piacere di partecipare a dei viaggi mirati, per esempio andando a trovare i birrai per conoscerli di persona, capire il loro processo produttivo, le loro birre, approfondire le loro esperienze, le loro storie. Questa passione si è estesa anche per l’estero, ad esempio con viaggi in Germania e in Belgio, dove ho visitato i birrifici, i pub, ecc.
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Ai tempi del covid-19
Quest’anno durante il Covid ho capito quanto è importante per me sostenere il movimento birrario artigianale e quanto mi sento ad esso legata. Ero a Rimini a febbraio e ben presto tutti coloro che erano lì, hanno capito che con noi c’era anche il Covid, che iniziava a mietere le prime vittime. Sono rimasta profondamente colpita dalla morte di Giovanni Fumagalli del Birrificio Via Priula, proprio pochi giorni prima del lockdown ero passata al pub per salutarlo, ma avevo trovato solo i ragazzi.
Non so perché, ma sin da subito ho voluto dare un segno di speranza, di coraggio. Anche se le TV davano notizie nefaste, io sono uscita fino all’ultimo, postando le foto delle degustazioni che facevo e dei pub dove andavo.
Durante il primo lockdown ho iniziato a postare le foto delle birre che bevevo, abitando a Bergamo, era un modo per far sapere agli amici e parenti lontani che stavo bene, dare un segnale di fiducia e sostenere i birrifici artigianali. Ho apprezzato tantissimo l’iniziativa di Ivano Falzone di Radiobirra, l’ho seguito sin da subito e ne sono diventata una grande fan. Durante i mesi di lockdown ho iniziato ad acquistare direttamente dai birrifici, dai distributori, dai publican, ho continuato a postare le birre che bevevo, cercando di dare il mio contributo come potevo. È stata una bellissima occasione per conoscere tante persone nuove in questo ambito. In questi mesi, come non mai, ho fatto amicizia con tanti professionisti del settore, tanto da essere scambiata, a volte, per una di loro. È come se tutti coloro che tengono davvero a questo mondo si stiano dando una mano, trovando nella loro unione maggiore forza e sostegno.
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Viaggiare con la birra
Ho partecipato ad un concorso fotografico organizzato dall’associazione di volontariato L’arca di Leonardo Onlus, dal titolo “più forti del silenzio”. L’intento dell’iniziativa era documentare con le foto il periodo del lockdown. Io ho mandato un poster, assemblato grazie all’aiuto di Dabel Galati (Frimid Ale e Pivo), dove raccontavo le mie giornate attraverso le birre e la foto ha ricevuto una segnalazione speciale. Il senso era, anche in questo caso, dare un messaggio positivo, di speranza, e dare visibilità alle nostre realtà ed eccellenze locali.
Non appena terminato il primo lockdown, non mi sono fatta intimorire restando a casa, bensì ho ripreso ad uscire subito, andando nei miei pub del cuore, andando a trovare i miei birrai del cuore, documentando cosa bevevo e dove andavo, ne sono nati dei bei tour.
Questa estate sebbene i viaggi fossero incerti, ne ho approfittato per andare in Belgio e a Copenhagen a girare per birrifici, pub ed è stato bellissimo.
Al rientro ho iniziato ad organizzare weekend di visite ai birrifici del nord Italia, con la volontà di esserci e di dare un segnale di sostegno concreto, anche questo è stato un modo per dare un messaggio di fiducia e di coraggio.
Subito dopo l’estate ho ripreso ad organizzare per hobby e a titolo completamente gratuito delle serate nei pub per la community di Internations (www.internations.org). In questi eventi porto gli amici più o meno “profani” a conoscere ogni volta un pub diverso, con la finalità di bere buona birra e stare in buona compagnia.
Quando è iniziato il secondo lockdown, ho sentito subito che era diverso, non ci eravamo ancora ripresi dal primo, che già ne arrivava un altro. Avevo anche iniziato il corso di 2° livello di Unionbirrai, che ahimè è stato sospeso e spero riprenda presto.
Ho voluto dare sin dal primo weekend di clausura un messaggio forte: ho postato una foto con tutte le birre dei birrifici italiani che avevo a casa, incitando chiunque a sostenere birrifici, publican e distributori.
Continuo a postare le foto delle birre che bevo, sento però che lo spirito è diverso: non è più far sapere che sto bene, è come se in quel momento arrivassi al pub per incontrare tutti gli amici che non posso vedere e bevessi una birra con loro. È un momento di incontro per me speciale, che va al di là dei “social”.
Più conosco questo mondo e più mi vengono idee su come vorrei supportarlo, in maniera totalmente genuina e spontanea, per me è sorprendente quanto avvenga tutto in maniera così naturale.