Numero 17/2020
20 Aprile 2020
Michela Cimatoribus: birra, una passione divenuta professione
Nel settore birrario sono sempre più centrali formazione e comunicazione: e ci sono anche delle donne che uniscono nel proprio lavoro entrambi questi aspetti, in una figura professionale nuova. Ne è un esempio Michela Cimatoribus: lombarda, consigliera nazionale dell’associazione Le Donne della Birra, si occupa in maniera poliedrica di organizzazione di eventi enogastronomici, corsi di degustazione e formazione, ufficio stampa, e molto altro ancora.
Michela, sei arrivata dal mondo del vino, con l’agenzia di comunicazione Rossi e Bianchi: come è nata la tua passione per la birra?
In un certo senso per caso, però, come si sul dire, “anche no”. Per caso perché è stato un caso che io, vivendo vicino al Birrificio Italiano, abbia iniziato a frequentare l’ambiente e mi sia così imbattuta nella proposta di un corso di degustazione Unionbirrai; e “anche no” perché comunque, avendo già un’esperienza da sommelier, mi veniva spontaneo voler imparare qualcosa di più sui prodotti che mi piacevano – come è appunto la birra. Poi la cosa si è evoluta, sia iniziando a lavorare nel campo della comunicazione con piccoli e grandi birrifici, sia lanciando nel 2015 con Marco Giannasso la piattaforma “The Good Beer Society”: sono così passata ad occuparmi anche di formazione, sia per gli appassionati, sia per le aziende e per i loro agenti.
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Il tuo è quindi un lavoro multiforme: comunicazione, formazione, servizi per le aziende, eventi…possiamo dire di essere di fronte ad una nuova professionalità in questo settore?
Premetto che, per quanto il mio lavoro sia appunto multiforme, rimane comunque incentrato sulla comunicazione nei suoi molteplici aspetti: ed è quindi da lì che possono partire la mie considerazioni in proposito. Su questo fronte vedo che i piccoli birrifici tendono a fare da sé (e alcuni molto bene, non lo nego); mentre i grandi tendono ad affidarsi ad agenzie generaliste, senza competenze specifiche sulla birra. In entrambi i casi credo però sia importante avere una figura professionale specifica, e qui sta la nuova professionalità. Ancora di più poi se parliamo di formazione: non solo quella rivolta agli appassionati, ma anche a tutti gli operatore dell’ho.re.ca. a cui i birrifici affidano il proprio prodotto. Qui credo ci possa essere ancora più spazio per figure professionali nuove e specifiche.
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Così come è multiforme il tuo lavoro, multiforme è di conseguenza il punto di vista che hai sul mondo della birra in Italia: quali sono, a tuo avviso, le principali caratteristiche e/o tendenze in atto, anche alla luce di quello che sta accadendo con l’emergenza coronavirus?
Sicuramente, in questi tempi di “serrata”, abbiamo assistito al moltiplicarsi di eventi online. Certo non possono sostituire del tutto quelli di persona, però potranno aiutare anche in futuro a diffondere contenuti e raggiungere un pubblico che non si sarebbe potuto raggiungere altrimenti: se si consoliderà, questa può quindi essere una tendenza interessante. Un’altra è, più genericamente, quella del voler diventare più consapevoli delle potenzialità del prodotto: è vero sì che c’è ancora una fascia di “bevitori generici” non interessata a saperne di più sulla birra, però è sempre più folta quella fascia di pubblico che, pur senza andare in cerca di occasioni di formazione particolari, partecipa volentieri ad eventi come degustazioni con il birraio, in cui acquisire comunque qualche nozione.