Numero 24/2022
16 Giugno 2022
Mostoitaliano: pura espressione del territorio
Il birrificio agricolo Mostoitaliano (https://www.mostoitaliano.com) è situato nel cuore della magnifica riserva naturale di Decima Malafede a Roma ed è attivo dal 2018.
Ricordiamo che un birrificio agricolo è basato sul concetto di autoproduzione. Link di approfondimento a precedente articolo.
Mostoitaliano è guidato dall’Ing. Francesco Casellato, che tende ad applicare la sua cultura ingegneristica all’arte brassicola.
Ne è un esempio lo sviluppo di un sofisticato algoritmo per la gestione delle temperature di mash, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo (LINK).
Di seguito alcuni estratti della nostra intervista al Mastro Birraio.
Ciao Francesco, come nasce l’idea di un birrificio agricolo all’interno di una riserva naturale?
L’idea nasce dalla forte esigenza di superare il concetto di birrificio artigianale in cui vengono trasformati prodotti agricoli importati dall’estero, tentando con tutte le forze di chiudere la filiera con materie prime locali o almeno made in Italy.
Da questo punto di vista la riserva naturale di Decima Malafede è il non plus ultra in termini di qualità delle materie prime: parliamo di orzo, frumento, avena, triticale e soprattutto luppolo.
Da noi è possibile godersi una birra e avere davanti agli occhi il birrificio, la taproom, il luppoleto e le colline dove coltiviamo i cereali: il famoso “km0”.
Parlaci del tuo luppoleto e dei vantaggi di usare luppolo autoprodotto?
Il nostro luppoleto nasce dopo diversi anni di colture sperimentali mirate ad individuare le cultivar che meglio si adattano al clima nostrano, certamente un po’ troppo “estivo” per una pianta che ama ambienti più temperati.
Abbiamo due varietà e ogni anno impariamo qualcosa su questa pianta straordinaria. I vantaggi sono anzitutto in termini di qualità del prodotto finito: gestendo l’intera filiera, dalla coltivazione all’utilizzo in sala cotte, possiamo garantire una freschezza e un controllo qualità straordinari.
Variando ad esempio il momento della raccolta possiamo modulare il rapporto tra alfa acidi e oli essenziali oppure abbiamo la possibilità di produrre delle harvest con fiori colti dal campo e aggiunti in bollitura nel giro di pochi minuti.
Puoi descrivere i prodotti di punta del tuo birrificio?
Siamo fieri di ogni nostra birra, perché sono davvero diverse tra loro e le produciamo secondo le nostre idee, a prescindere dalle mode del momento.
La Primo Mosto è la famosa “birra chiara” con cui ci presentiamo, realizzata con 100% di malto pils biologico autocoltivato. Produciamo inoltre la Mosto Rosso, con malti tostati secondo nostra ricetta, e la Mosto Amaro, che possiamo definire come il nostro manifesto del luppolo italiano.
Abbiamo impiantato una varietà unicamente per lei: il Chinook, che coltivato nell’agro romano regala caratteristiche uniche e ben diverse da quello made in USA.
La Saison è realizzata con il triticale ed è perfetta per l’estate mentre la Triplo Mosto è un’omaggio al mondo belga ma con avena e frumento nostrani, coi suoi 9 gradi ben nascosti alla bevuta.
Sta inoltre uscendo in commercio il nostro barley wine “Luna Nuova” prodotto durante il lockdown del 2020, in un momento in cui avevamo abbondanza di un ingrediente solitamente difficile da trovare: il tempo. Un prodotto certamente unico: 13 gradi e un carattere incredibile.
Quali progetti hai per il futuro del birrificio Mostoitaliano?
Stiamo per aprire la taproom dopo anni di attesa. Saremo felici di ospitare i nostri clienti al belvedere di fronte al birrificio, sotto gli eucalipti, in un luogo dove possano davvero “bere” il territorio. Contiamo inoltre di diventare sempre più un riferimento nella categoria dei birrifici agricoli, continuando semplicemente a continuare a fare ciò che facciamo con passione e impegno: una birra realmente espressione del territorio, con il 100% di ingredienti italiani.