Numero 15/2017
14 Aprile 2017
Piero Colombo: il birraio ciclista italiano alla “conquista” della Nuova Zelanda!
Una volta lo slogan era: “Alla conquista del West”… ora qualcuno va “Alla conquista di un nuovo mondo”.
Oggi a tenerci compagnia e a raccontarci la sua prossima avventura è Piero Colombo, un giovane lecchese, birraio di professione, che ha scelto proprio la Nuova Zelanda per avviare una nuova avventura.
Piero, parlaci di te e di come nasce la tua passione per la birra.
La mia passione per la birra artigianale ha inizio dopo aver partecipato a un corso di degustazione guidato da Schigi di Extraomnes: prima di allora ero un bevitore di birre industriali, come tanti.
Successivamente, grazie alla mia curiosità, mi sono interessato alla produzione ed ho iniziato a produrre birre in casa, prima con i kit e, senza fretta, con la tecnica all grain.
Dopo aver ottenuto qualche buon risultato ho conosciuto Luca Boselli, che fino a poche settimane fa era il mio datore di lavoro presso il Birrificio Opera, ad un corso Adb, dove ho avuto l’occasione di fargli assaggiare qualche mia produzione. Da quel contatto è nata la nostra collaborazione e sono stato assunto come birraio per quello che sarebbe diventato il Birrificio Opera.
Nel 2012 ho iniziato la gavetta in Val di Susa a Soralamà, svolgedo un’attività di stage per circa 2 mesi, esperienza dalla quale ho imparato davvero molto.
Al Birrificio Opera sono stato affiancato inizialmente da Enrico Ponza, attuale birraio del Birrificio Antagonisti in Val di Melle, che tengo a consigliarvi , da Marice Cancelli, Lorenzo Bottoni – che ritengo il mio maestro – e Nino di Bad Guy.
Ho avuto la fortuna di lavorare molto per la produzione conto terzi, quindi di conoscere altri birrai, imparare e sperimentare un sacco, avendo la possibilità di produrre diversi stili e non solo quelli a marchio Birra Opera.
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Cosa ti soddisfa maggiormente e cosa cambieresti se possibile in questo lavoro?
Mi soddisfa …. bere! Non mi aspettavo dover curare con così tanta dovizia la pulizia e l’igiene: da homebrewer non credevo fosse così importante ed inizialmente questa necessità di attenzione mi ha un po’ frenato. Questo aspetto, se potessi, lo cambierei.
Per il resto è il sogno che avevo nel cassetto!
Quali birre producevi presso il Birrificio Opera? Ricordo appunto anche tante birre conto terzi.
L’esperienza presso il Birrificio Opera è stata importante proprio perché come stili di birra credo di averli prodotti quasi tutti e questo mi ha fatto crescere molto.
La birra più prodotta era la Crus , che da sola occupava circa mezza produzione annuale: una birra con aggiunta di fico, prodotta per la grande distribuzione, economica e facile da bere. Oltre a questa, le birre che andavano per la maggiore erano la Golden Ale, la Dorado e la Draco, una Imperial Ipa; nonché la Hydra una Dubbel, con cui abbiamo ottenuto un prestigioso secondo posto a Birra dell’Anno a Rimini nel 2015.
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Quale birra, tra quelle da te brassate ti ha dato maggior soddisfazione?
Sicuramente la Bitter, con luppolo fresco, equilibrata per i sentori di caramello, torrefatto e complessità gusto olfattiva è sicuramente quella che mi ha soddisfatto di più in assoluto.
Cosa ne pensi del movimento birraio in Italia e delle Iga?
Il movimento birraio italiano è sicuramente in crescita, anche se personalmente ho percepito una piccola frenata nell’ultimo periodo. È necessario, comunque, tener conto che siamo ancora parecchi bassi come consumo di birra rispetto ad altri paesi. Ritengo che ci vorrebbero più locali dove bere birra, più brew pub. Sono da valorizzare di più i birrifici, avendo costi maggiori di una beer firm. Ritengo che oggi le beer firm siano troppe, tanti purtroppo tra coloro che si “lanciano” nel settore non sanno nulla di birra, ma in essa vedono un business da sfruttare. E questa condizione è molto negativa.
Le Iga appartengono ad uno stile che valorizza il nostro Paese, ricollegandosi alla cultura enologica tradizionale, ma non è uno stile adatto a tutti: certo non lo consiglierei a un neofita. Personalmente ho prodotto due birre con l’aggiunta di mosto d’uva, una – la Cubìa – è di base una Strong Ale belga con lieviti trappisti, in cui il mosto addizionato era del vitigno Moscato di Canelli, aggiunto a fine fermentazione e successivamente barricata. La seconda, la Ibrida, è stata brassata su ricetta del Birrificio Oltrepò, con mosto di Pinot Nero.
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Da pochissimo ti sei trasferito in una terra lontana, la Nuova Zelanda, una scelta decisa ed ai più insolita. Hai già avuto modo di conoscere il movimento birraio neozelandese?
Mi sono trasferito in Nuova Zelanda da non più di qualche settimana ed assicuro che è stata una bella scelta coraggiosa.
Il movimento birraio locale è in forte crescita. simile a quanto è successo in Italia una decina di anni or sono. I birrifici sono pochi, ma anche la popolazione non è certo concentrata come in Italia. Ho assaggiato molte buone birre, alcune ottime e davvero degne di nota. Con queste i birrai neozelandesi hanno vinto diversi premi in concorsi internazionali. Il vantaggio più evidente è di avere ottimi luppoli “in casa”, quindi nella brassatura di birre in stile americano o anglosassone direi che possono essere sicuramente avvantaggiati.
Vedi il tuo futuro in questa terra lontana o sei solo di passaggio?
Direi che sono di passaggio: volevo fare un’esperienza all’estero ed essendo molto appassionato di bici e di natura, credo che questa terra possa offrirmi ancor più di quello che l’ Italia mi ha dato in questi anni. Conto di restarci, sicuramente per un anno. Ho fatto diverse domande in birrifici, ma prima vorrei imparare l’inglese al meglio.
Qui è estate ed è tempo di raccolta per il luppolo, così ho fatto domanda presso un produttore nella zona di Nelson, dove si coltiva estesamente luppolo.
Se dovessi trovare un lavoro sicuro che mi soddisfa resterò qui a più lungo. Un birraio italiano in Nuova Zelanda, sarò il primo?!?
Ringrazio Piero a nome di tutta la redazione di Giornale della Birra, per la lunga chiacchierata fin dall’altra parte del mondo… e gli auguriamo il meglio, sperando di risentirci e parlare delle birre da lui prodotte nell’opposto emisfero!