Numero 42/2020
12 Ottobre 2020
Pietro Peroni, la metamorfosi del Verme: dalla lattina del discount alla birra artigianale
Certi viaggi possono cambiarci la vita e non parliamo dei viaggi nelle ben note mete religiose ma bensì quelli del gusto. Non è la prima volta che i nostri protagonisti rimangono folgorati dopo un viaggio birrario: così è stato anche per Pietro Peroni alias Verme. Le birre belghe l’hanno conquistato una volta per tutte e da lì la sua voglia di conoscere sempre di più questo mondo.
Pietro è il creatore del progetto La Tana del Verme: un progetto senza scopo di lucro, un valido aiuto per gli amanti birrofili e anche per i produttori di birra e gestori di locali. Il suo faccione sorridente è sempre pronto a segnalarci i vari eventi sul territorio nazionale dove si beve birra di qualità e si mangia bene. Con il suo carisma e una buona dose di autoironia conquista chiunque.
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Se come Pietro riuscite a contribuire allo sviluppo di questa rete, non esitate, entrate nella Tana del Verme!
Pietro, raccontaci la tua storia: cosa fai nella vita e come la birra è entrata a farne parte?
Ciao, mi chiamo Pietro Peroni ho 43 anni e un cognome che mi perseguita, ma non siamo parenti. Nella vita sono informatico, impiegato in una grossa azienda del nord Italia e mi occupo di software gestionali. Nel tempo libero ho due grandi passioni: la musica e la birra artigianale. La prima mi accompagna da una vita, ho cantato per anni in diversi gruppi punk frequentando i “peggiori” locali della Lombardia e pasteggiato con paste fredde e le “migliori” lattine del discount, la seconda è arrivata negli ultimi anni dopo un per me storico viaggio in Belgio a Bruxelles in cui ho iniziato a nutrirmi per giorni di sole Dubbel e Tripel e, tornato in Italia, ho cercato birrifici che producessero birre in questo stile e mi si è aperto un mondo. Da lì è partita una continua ricerca sul prodotto seguendo birrifici, locali e facendo corsi e degustazioni.
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Raccontaci il tuo progetto “La Tana del Verme”: qual è la ragione del nome, qual è la mission, chi sono i suoi membri e il target?
La Tana del Verme è nata nel marzo del 2018 e, come da descrizione, è un viaggio nel mondo della birra artigianale passando per birrerie, birrifici ed eventi. Il nome l’ho ereditato dalla musica, mi facevo chiamare Verme e da lì, la mia tana, benvenuti a casa mia. La Tana nasce principalmente per me, per coltivare la mia passione per la birra: in un secondo momento ho pensato di condividere il frutto delle mie notti insonni con tutti. La mission è di rimanere sempre aggiornati su tutte le novità e gli eventi che riguardano il mondo della birra artigianale, tenendo d’occhio quotidianamente i social di birrifici, locali e distributori; da lì poi si è creata una rete di rapporti umani con birrai, publican e gente del settore che mi permette di andare oltre alla semplice notizia e conoscere più a fondo questo mondo.
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Cerco di essere un punto di riferimento, un aggregatore di notizie, che permetta a tutti di non perdere tempo a cercare tra centinaia di siti per sapere come e dove bere buona birra. La Tana non è un servizio commerciale, non offriamo pubblicità a pagamento, non abbiamo siti di appoggio con banner, ed anche per questo è difficile trovare collaboratori al progetto per cui diciamo che il core della pagina sono sempre stato solo io, c’è stato un periodo di collaborazione che ha funzionato finché ha funzionato concludendosi con un “beato te che hai tempo da perdere” ed attualmente ho persone che credono nel progetto e mi danno una mano a costo zero ma importantissima per me condividendo con la Tana foto dagli eventi a cui partecipano.
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Birra e cibo: qual è il tuo approccio?
Nella mia vita sono passato da una dipendenza ossessiva per il cibo al piacere di mangiare bene ed in questo mondo ho trovato terreno fertile perché molto spesso dove c’è birra artigianale c’è anche ricerca ed attenzione a servire prodotti con materie prime di qualità.
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.Cosa vuol dire per te bere consapevole?
Conoscere la provenienza e la qualità delle materie prime con cui è stata prodotta la birra, il birraio e l’azienda che c’è dietro.
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Parliamo di mercato italiano della birra artigianale: cosa manca o è ancora poco sviluppato oggi secondo te? Oggi possiamo ancora dire che manca la comunicazione nel settore craft beer italiano? Se sì, cosa esattamente e come possiamo migliorarla nella tua visione?
Quello che mi capita spesso di vedere è la totale mancanza di capacità e spesso di volontà a comunicare con i clienti da parte di birrifici e locali, la mancanza di attenzione al dettaglio, come se ci fossero orde di clienti desiderosi di consumare il loro prodotto ad ogni costo senza essere minimamente cercati o coccolati. Secondo punto è la quasi assenza di eventi che non siano prettamente festival delle birre artigianali ma che possano unire più mondi o in cui addirittura la birra artigianale sia semplicemente “quello che c’è alle spine mentre ti diverti”. I festival delle birre artigianali sono belli, sono importanti ma sono anche fortemente autoreferenziali, per cambiare marcia e uscire dal prodotto di nicchia non bastano più.
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Infine, qual è la tua birra preferita?
Sembra retorico ma mi verrebbe da dirti “quella che devo ancora bere” perché è maledettamente vero in questo mondo. Ogni giorno escono prodotti nuovi, interpretazioni differenti di diversi stili ognuno con le sue sfumature date dalla mano del birraio, dal birrificio in cui vengono prodotte: mi sono trovato a cambiare idea continuamente e sarà sempre così. Il primo amore intramontabile resterà comunque il Belgio ed in Italia abbiamo la fortuna di avere grandi interpreti dei loro stili.