1 Febbraio 2016
Territorialità e passione: i segreti di Birra Pasturana
Tra le vigne di cortese che danno origine al prestigioso vino bianco di Gavi abbiamo incontrato Stefano Becchi, uno dei soci di Birra Pasturana, per parlare delle loro birre e del loro birrificio. Il birrificio sorge nell’omonimo comune di Pasturana in provincia di Alessandria.
Stefano ci ha raccontato che il progetto del birrificio “nasce dalle ceneri de “La Confraternita della Grande Schiuma”, associazione culturale creata nel lontano 2003 per la divulgazione e la conoscenza della birra.
Nel 2008 la passione per la birra, la volontà, la tenacia e il campanilismo di far conoscere al mondo il nome del nostro paese ci ha spinto a creare “Birra Pasturana” intraprendendo la strada del fai da te, infatti grazie alle competenze dei quattro soci fondatori, abbiamo costruito tutto l’impianto e gran parte del laboratorio.”
Inizialmente “si era dedicata buona parte dello spaccio ad un museo con più di 30.000 lattine d’epoca che sono state poi “smaltite” per far spazio ad una nuova cella e al magazzino; il bar del paese, il mitico Concordia Bros, ha attualmente un nostro impianto a 5 vie e un frigo con tutte le nostre referenze sempre disponibili.”
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I soci fin dalla scelta del nome del birrificio hanno voluto radicare nel territorio la produzione creando un forte legame con queste terre. Stefano ci racconta che “siamo profondamente legati al nostro paese ed abbiamo voluto rendergli omaggio riprendendo l’antica tradizione che voleva che i birrifici avessero il nome del paese o della città.”
Per quanto riguarda la produzione il mastro birraio è Simone Sparaggio, orafo e cesellatore della birre, che “si occupa di proporre, inventare, progettare e modificare le birre nonostante ci chiedasempre consigli ed approvazione; mentre della produzione ce ne occupiamo prevalentemente in tre, sebbene svolgiamo tutti altri lavori.”
Il logo del birrificio e i nomi delle birre hanno una spiegazione ben precisa che invita il consumatore “a intraprendere un viaggio, seguire un filo: per questo spesso nei nomi delle birre ricorre la parola filo.”Le referenze di Birra Pasturana oggi sono una decina, ma inizialmente“siamo partiti con 4 birre: Filo di Arianna, una ale leggera ma corposa da 4,8 gradi, Filo Doppio una belgian strong goldenale da 6,5 gradi, Filo di Fumo ambrata leggermente affumicata e la Malpelo anch’essa da 6,8 gradi.
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Con il tempo sono state aggiunte Filo Forte, tripel da 8 gradi, Framboise acida ai lamponi da 7 gradi, Filo da Torcere strong ale da 7,7 gradi che è prodotta solo in bottiglie da 0,33, Minotauroextra stout da 7,5 gradi, Filo Forte Oro, “figlia” di Filo Forte, aromatizzata con vinacce di passito, e Filare! l’unica con aggiunta di mosto di vino che poteva essere soltanto il re delle nostre zone: il Gavi, uno dei vini più importanti e conosciuti al mondo!”
Per quanto riguarda la pubblicità tra gli appassionati e i potenziali nuovi clienti Stefano ci ha confermato che “è fondamentale farsi vedere e conoscere dai consumatori per far capire che ci sono delle persone dietro ad una birra e che hanno piacere di spiegare e rispondere alle domande degli appassionati.” Sarebbe abbastanza importante partecipare ad eventi come Cheese, Salone del Gusto o ArteBirra, che garantiscono un buona dose di pubblicità “ma per dei “microbi” come noi il costo dello stand ad una fiera come il Salone del Gusto o Cheese incide sul molto sul bilancio annuale e le entrate della fiera non coprono i costi.”
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Invece “collaboriamo già con un ipermercato che a Serravalle Scrivia (AL) ha creato Bon Piemont, un marchio di prodotti del territorio di qualità. Ormai anche la GDO si sta specializzando con marchi importanti e famosi sia nelle etichette del vino che in altri prodotti.Nel nostro caso stanno sponsorizzando bene i prodotti e siamo molto soddisfatti.
Infine Stefano ci confida la consapevolezza e la speranza che le colture di orzo e luppolo in Italia possano in futuri soddisfare i criteri qualitativie quantitativi per la produzione di birra tutta italiana ma “nonostante la nostra bravura nel coltivare abbiamo poca cultura nel campo della maltazione del cereale, ci sono ancora pochi maltifici in Italia e solo al sud. Qualcuno in Italia riesce già a produrre una birra interamente italiana sia per i malti che per i luppoli, ma per i piccoli come noi ci vorrà ancora qualche tempo.”
Potete trovare maggiori informazioni sul sito web www.birrapasturana.it