20 Gennaio 2016
Tre Pupazzi Brewery: l’intervista ci ha regalato uno scoop!
Oggi sarà nostra ospite la beerfirm Tre Pupazzi Brewery: Matteo Frizzi, uno dei 3 soci, si è gentilmente offerto per rispondere a qualche nostra domanda.
Conosciamo meglio questo marchio con sede a Lecco, attivo da un paio d’anni, con delle etichette davvero interessanti.
Matteo parlaci un po’ di voi.
Tutto è iniziato dalla passione che accomuna me e gli altri 2 soci, Nicola Gerosa e Manuel Miccoli, per la birra e dalle prime cotte fatte in casa. Siamo colleghi di lavoro e tutti abbiamo fatto il corso ADB (Associazione Degustatori Birra), nonché per anni ci siamo cimentati in cotte casalinghe. Dall’esperienza maturata con l’homebrewing è nata la nostra prima birra, la Titty Twister, una Ipa; nel febbraio del 2013 abbiamo poi fatto “il grande salto”, diventando una beerfirm. La prima birra l’abbiamo venduta il 1° maggio 2013, per poi produrre per il Natale dello stesso anno la nostra seconda birra, la Jolly Frosty, e nel 2014 abbiamo poi lanciato la nostra terza birra, la Robot Invader, a cui si è poi affiancata l’anno passato la Project 42.
Come è nata la vostra passione per la birra?
La nostra passione parte dalla buona birra, prima consumata in svariati festival in Italia e in Europa a cui abbiamo partecipato, e poi approcciata anche attraverso corsi e l’esperienza da homebrewer.
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Il vostro percorso formativo?
Tutti abbiamo fatto il corso ADB, qualche corso homebrewing e tante, tantissime cotte in casa. Soprattutto l’esperienza pratica ci ha permesso di rivedere le nostre ricette, tutte originali e sviluppate da noi direttamente, fino a raggiungere quella, si spera, perfetta.
Nessuno stage o formazione presso birrifici al momento: le nostre birre però le seguiamo direttamente noi in tutto gli aspetti, quasi in modo maniacale. Questa è una bella opportunità per chi non ha un proprio birrificio, ma che ha comunque voglia di imparare e crescere in continuo.
Cosa vi soddisfa maggiormente in ciò che fate?
Ci soddisfa fare qualcosa che non sia banale, un prodotto buono da poter offrire al cliente, il rapporto che si instaura con il birrificio con cui lavori e la gente di settore, oltre ovviamente al rapporto con la clientela.
Questo mondo è bello vederlo a 360 gradi, poter assecondare la tua passione, conoscere gente nuova e crescere professionalmente.
Aspetti negativi ? Lo consigli come lavoro?
Il tempo prima di tutto. E i soldi, che per far le cose in grande come si può immaginare sono sempre rosicati. Ogni lavoro richiede sacrificare qualcosa, dalla famiglia agli amici, ci dedichi tempo e non solo.
Purtroppo questo è gravato dal fatto che noi tutti facciamo un altro lavoro principale. Con un incremento della produzione e delle vendite speriamo di poter fare più avanti avviare un birrificio “tutto nostro”.
Comunque sì, consiglio il lavoro di birraio, se alla base c’è la passione dona grandi soddisfazioni.
Com’è stato il primo approccio sul mercato?
Prima birra venduta ad un festival di giocoleria, una base minima di clienti, la birra è piaciuta e la clientela è pian piano aumentata grazie a contatti e piccoli eventi e fiere. Una crescita costante, che ci soddisfa.
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La vostra gamma di birre si è via via ampliata, ci puoi descrivere i vostri prodotti?
Per ora abbiamo 4 birre in produzione: una Ipa, la Titty Twister, una Golden Ale Single Hop Nelson che è la Robot Invader, un’altra Golden Ale che abbiamo chiamato Project 42 e una Belgian Strong Ale, che rappresenta la nostra birra invernale e va sotto il nome di Jolly Frosty. In programma abbiamo altre due nuove birre: una Coffe Stout che si chiamerà (lo sanno in pochissimi!) Bungle Jungle e un’altra, di cui non svelo nulla. Complessivamente la nostra produzione si attesta attorno ai 15.000 –20.000 litri annui.
Su quali impianti producete se si può dire?
Certo nessun segreto! la sintonia col birraio ed il birrificio, la qualità ed il modo di lavorare che ricerchiamo, ci hanno portati in questo momento a produrre le nostre birre da Carobbiolo e Brewfist, ma stiamo guardando anche altri impianti, così da fare ulteriore esperienza.
Una birra su cui puntate molto?
Tutte! Ma dovendo sceglierne una, direi la Titty Twister, la nostra primogenita. E’ una Ipa di ispirazione inglese, non classicissima, che al pubblico piace proprio perché è un po’ anti-conformista.
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A proposito di Titty Twister, come è nato il nome di questa birra? E del marchio?
Partiamo dal marchio: “Tre”, come il numero dei soci, “Pupazzi” è “colpa” di Nicola che ci chiamava tutti Pupazzi… ecco da qui il nome Tre Pupazzi Brewery.
La Titty Twister, vincitrice qualche anno fa del concorso per homebrewer organizzato da Malto Gradimento (Premio Franco Re) come miglior etichetta, si ispira all’omonimo locale del film “Dal tramonto all’alba”. Un locale dall’aspetto selvaggio aperto dal tramonto all’alba… tra ballerine, musica e alcool.
La Jolly Frosty è legata ad una canzone americana natalizia”Holly Jolly Christmas / Frosty The Snowman”.
La Robot Invader, invece, richiama i robot giapponesi degli anni ottanta, come si nota in etichetta, oltre alla canzone Intergalactic dei Beastie Boys del 1998. La Project 42 si ispira ad un noto romanzo e relativo film. Per la Jungle Bungle che uscirà prossimamente… starà a voi scoprirlo.
Infine, consiglia ai lettori un luogo dove andare almeno una volta legato alla birra e birra preferita.
Non saprei, ce ne sono tanti. Scelgo comunque il Lambiczoon a Milano per la gamma delle birre, l’ambiente e lo staff, uno dei migliori locali della città. Non ho invece una birra in particolare, io amo le birre belghe, anche se quelle che produciamo sono attualmente soprattutto in stile anglosassone.
Maggiori informazioni sulla beerfirm e sulle birre al seguente link: www.trepupazzi.blogspot.it