Numero 19/2017
12 Maggio 2017
Un mese in Nuova Zelanda: l’avventura del birraio italiano Piero Colombo
In un precedente articolo, pubblicato alcune settimane or sono, avevamo avuto il piacere di approfondire l’avventura di Piero Colombo, un giovane lecchese, birraio di professione, che ha scelto proprio la Nuova Zelanda per avviare una nuova avventura.
Piero, come procede la tua permanenza dall’altra parte del mondo? Immagino avrai avuto modo di conoscere il mondo delle birre craft neozelandesi da vicino.
Assolutamente sì! Sto girando l’Isola del Sud con una bici da turismo: in 50 giorni ho fatto già 5000 km. Ho visitato prima il sud ed ora mi sto dirigendo a nord alla ricerca del caldo. Il programma futuro è ben definito, più precisamente mi stabilirò nella Tasman Bay, tra Nelson e Motueka, dove lavorerò in birrificio… Se siete homebrewer o birrai, i nomi di questi luoghi vi suoneranno familiari. Infatti, insieme a Wellington, è la zona dove stanno nascendo tanti nuovi microbirrifici, anche se il fenomeno delle gipsy brewery è quello che tira di più.
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Il mio tour è partito da Christchurch, dove posso dire di aver assaggiato ottime birre: la Three Boys Brewery è sicuramente la migliore per la cura dei luppoli e l’uso dei malti. Il profumo che si percepisce provenire della sala cottura, già a 100 metri dall’impianto è assolutamente una garanzia di qualità.
A seguire la Eagle Brewery, che ha alle spalle il Volstead, un locale di supporto con spine e pompe a rotazione che propone il meglio della Nuova Zelanda.
Wigram ed Harrington fanno buoni prodotti a prezzi veramente bassi rispetto alla concorrenza: 6-7 euro al litro contro i 10-12 delle altre birre.
Assolutamente interessante, molto in voga e più conveniente il bottiglione di plastica da litro, simile ad un keg, che viene riempito direttamente con le spine e si trova anche nei supermercati.
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Per concludere la The Twisted Hop, dove il simpatico birraio Jim Holly mi ha concesso un fantastico tour del birrificio, che si caratterizza per la produzione di real ale in cask.
A sud (Invercargill ed Alexandra) ho trovato pochi birrifici, ma i prodotti sinceramente non mi sono mai sembrati particolarmente degni di nota.
A Dunedin – qui sono scozzesi! -, ho trovato la Green Man Brewery dove, sotto la guida di un birraio “pazzo e scorbutico” ho avuto modo di condurre una degustazione dei prodotti. Le birre di questo birrificio sono destinate al mercato cinese, sono quindi molto dolci, ma sono ben caratterizzate ed in stile. Ottima la black lager.
Non potevo mancare una visita al tempio: la Emerson Brewery! Il primo birrificio artigianale nato nella città della Speights, la “birraccia industriale dei kiwi”.
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Tanti ne parlano male perché ora è molto grande e quindi poco craft, ma le birre di Emerson sono le mie preferite, forse perché usa enormi quantità di luppolo! L’impianto è enorme ed un’imbottigliatrice italiana lavora senza sosta. Al locale hanno un’ottima cucina ed alla spina tutte le birre della gamma e qualche one shoot. Pils, ipa, stout, gose, saison: sono prodotti molto puliti e ben equilibrati con un’impronta aromatica molto fine, con un amaro sempre presente ma non invadente. Mi sono fermato 3 giorni a bere!
Sulla costa ovest, dove piove 6 giorni su 7… c’è la Monteiths. Tutti ne parlano benissimo, ma le birre non mi hanno esaltato.
A Kaikoira mi sono imbattuto nella Emporium, una beerfirm che produce una sorprendente pale ale con luppoli nz!
A Blenheim mi avevano parlato benissimo di Moa e Reinassance… ma, in realtà, delusione! Alla Moa l’accoglienza è poco friendly, la berliner weisse è una inutile golden ale, ed anche la imperial stout risulta sgradevole. Alla Reinassance trovo prodotti simili, salvo solo la new world ipa, che ha un ottimo aroma di mentuccia e caramello.
Ho visto un tuo aggiornamento … social, dove ti trovi oggi??
Oggi sono in visita alla Monteith’s Brewery di Greymouth sulla West Coast nell’isola del sud, fondata nel lontano 1868.
Avevo già provato la ipa, l’apa e una imperial pils, senza però lasciarmi di stucco.
L’impianto è enorme e fanno visite guidate. Tra le birre degustate una bohemian pilsner quasi imbevibile, una white ipa dal profumo eccezionale, ma con un amaro poco persistente, ed una black beer, ben fatta, ma servita ghiacciata e sovra carbonata. Nei prossimo giorni farò visita alla West Coast Brewery di Westport.
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Ti interrompo. C’è qualche moda particolare o qualche stile che va per la maggiore?
In Nuova Zelanda sono molto di moda i sidri, quasi tutti i birrifici ne producono due o tre, ma sinceramente non li ho mai provati…
Tra gli assaggi mi ha sorpreso piacevolmente la brb brewery che si trova sottocosto nei liquor market ed ha un grandissimo seguito di pubblico.
Insomma, il panorama delle birre neozelandesi mi sembra buono, non ho trovato birre difettate, ma neanche capolavori da 10 e lode, anche se sto per tuffarmi a Nelson!
Le birre in stile belga mi sembrano poco caratterizzate, l’impronta dei lieviti è quasi nulla.
I birrai locali sanno brassare molto bene le basse fermentazioni che ben si sposano con quel tocco delicato fruttato ed agrumato dei luppoli autoctoni. Le birre sono sempre pulite e a mio avviso sempre un filo sbilanciate sul dolce, le gradazioni molto basse perché qui si ha la tendenza al bere tanto! C’è chi arriva a 10 o 15 pinte alla sera e la rissa fuori dal locale, putroppo, è una cosa comune.
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Ultime due domande, le più difficili. Quale è la miglior birra che hai bevuto fino ad ora?
Bella domanda. Sono appassionato di birre belghe, quindi senza dubbio direi la Rochefort 10 è stata una delle prime belga che ho bevuto e la trovo sempre ottima.
Ma amo anche l’amaro e le produzioni americane, una birra -forse un po’ commerciale -che apprezzo è la Sierra Nevada Pale Ale che trovo sempre in forma. Se devo, invece, scegliere tra le birre di un birrificio in Italia, prediligo quelle brassate da Toccalmatto.
Ci consigli un locale in Italia o all’estero secondo te imperdibile per un amante della birra?
In Italia non saprei dire ce ne sono diversi di imperdibili, ma preferisco non sbilanciarmi. All’estero, In De Vrede, dove bere fiumi di Westvleteren, oppure, anche se purtroppo non ci sono ancora stato, direi il Poechenellekelder: spartano, pieno di marionette e oggetti antichi. Spero di andarci un giorno!
Fantastica chiacchierata , credo che qualche nostro lettore, come il sottoscritto, stia già pensando a un viaggio in Nuova Zelanda. Non mi resta che augurare a Pietro un’ottima esperienza birraria, di lavoro e di degustazione, nel proseguo della sua permanenza nell’altra metà dell’emisfero!