Numero 08/2019

22 Febbraio 2019

You CAN brew it: la novità Made in USA del Birrificio The Lure

You CAN brew it: la novità Made in USA del Birrificio The Lure

Condividi, stampa o traduci: X

 

Se fino a qualche anno fa parlare di birra artigianale in lattina poteva sembrare – almeno in Italia – una grande innovazione, adesso la cosa è ormai del tutto sdoganata: sono ormai un discreto numero i birrifici che ricorrono a questo sistema di confezionamento, che rispetto alla bottiglia presenta il vantaggio di offrire maggior protezione dalla luce e dell’ossigeno, ed essere più leggero e maneggevole. Anche le questioni di immagine che inizialmente potevano porsi, dato che l’idea della lattina è più legata alla birra industriale e ad un consumo “leggero”, può dirsi superata: anzi, alcuni birrifici hanno fatto delle proprie lattine delle autentiche opere di design ed elemento distintivo.

 

.

.

 

Grande innovazione in Italia è invece parlare di un sistema che consenta di aggirare quello che è spesso citato come il principale ostacolo alla scelta della lattina: il fatto che il macchinario per il confezionamento è un investimento ammortizzabile e sostenibile solo al di sopra di un certo volume di produzione – e di quota della produzione effettivamente destinata alla lattina. Al The Lure, agribirrificio di Fogliano Redipuglia (Gorizia), sta infatti per entrare in funzione una “macchinetta” – definiamola così, in contrapposizione al più grande macchinario canonico – che consente di confezionare lattine su richiesta direttamente dalla spina. Una novità che, ci spiega il birraio Lorenzo Serroni, arriva direttamente dagli Stati Uniti.

Lorenzo, come sei arrivato a conoscenza di questa possibilità?

Durante un viaggio a Seattle, negli Stati Uniti, la scorsa estate. Ho visto che alcuni birrifici artigianali confezionavano solo in fusto, e così ho chiesto loro come facessero per l’asporto: mi hanno quindi fatto vedere questa macchinetta che, opportunamente collegata alla spina, consente di riempire e sigillare la lattina al momento. Esiste in diverse versioni, dalla più semplice – pensata per gli homebrewers – a quella in uso nei piccolo birrifici. Per me, che faccio praticamente solo vendita diretta nel brewpub, è subito sembrata una possibilità molto interessante: immediata – una lattina può essere sigillata in tre secondi –,informale, sicura, e più agevole della bottiglia. Senza contare che diversi clienti mi dicono di apprezzare di più la birra in fusto (che in effetti offre una maturazione migliore per gli stili che facciamo) rispetto a quella in bottiglia, e quindi si trattava anche di venire incontro ad una loro domanda. E così ho acquistato la “macchinetta” direttamente negli Usa, non essendo disponibile sul mercato italiano.

 

.

.

 

Fino a qui, i vantaggi di questo sistema; e gli svantaggi invece?

Più che uno svantaggio lo definirei un’accortezza da avere, ossia quella di consumare la birra entro i 30 giorni di shelf life garantita con questo sistema. Personalmente ho fatto delle prove, e posso dire che anche le birre che soffrono di più volatilità degli aromi e ossidazione – come quelle molto luppolate o le lager –si conservano benissimo entro questi termini. Non lo vedo comunque come un limite: il messaggio che voglio dare è quello di “portarsi a casa il nostro boccale di birra” – tanto è vero che anche il pezzo sarà lo stesso della birra alla spina al pub – e quindi qualcosa da consumare a breve. Un mini fusto da asporto, insomma.

 

.

.

 

Non hai nominato la questione d’immagine: te la sei posta?

A dire il vero, no. Credo che il compito di un contenitore sia quello di conservare al meglio la birra, “farla esplodere” al meglio dei suoi aromi e sapori. Per cui è in base a questo che lo scelgo, e solo poi penso alla veste estetica da dargli e all’immagine che voglio trasmettere.

 

Maggiori informazioni: www.thelure.beer

 

Condividi, stampa o traduci: X

Chiara Andreola
Info autore

Chiara Andreola

Veneta di nascita e friulana d’adozione, dopo la scuola di giornalismo a Milano ho lavorato a Roma – dove nel 2009 ho conseguito il titolo di giornalista professionista – e a Bruxelles al DG Comunicazione della Commissione Europea. Lì sono iniziati i miei primi timidi approcci con la birra, tra cui la storica Bush de Noel che ha finito per mettere il sigillo definitivo alla storia d’amore tra me e il mio futuro marito – e già da lì si era capito che una storia d’amore era nata anche tra me e la birra. Approdata a Udine per seguire appunto il marito, qui ho iniziato ad approfondire la mia passione per la birra artigianale grazie al rapporto in prima persona con i birrai – sia della regione che più al largo – e i corsi di degustazione tenuti dal prof. Buiatti all’Università di Udine; così dal 2013 il mio blog è interamente dedicato a questo tema con recensioni delle birre e resoconti delle miei visite a birrifici, partecipazioni ad eventi e degustazioni. Le mie collaborazioni con pubblicazioni di settore come Il Mondo della Birra e Nonsolobirra.net, con eventi come la Fiera della Birra Artigianale di Santa Lucia di Piave e il Cucinare di Pordenone, e la conduzione di degustazioni mi hanno portata a girare l’Italia, la Repubblica Ceca, il Belgio e la Svezia. Ora sono approdata anche al Giornale della Birra, un altro passo in questo mio continuare a coltivare la mia passione per il settore e la volontà di darvi il mio contributo tramite la mia professione.