Numero 39/2020
22 Settembre 2020
Birra artigianale nella GDO: opportunità, criticità… e molto altro!
Quando ad una cena tra amici assaggiamo una birra artigianale, spesso ci domandiamo: “chissà in quale beershop l’ha comprata?” oppure “quanto tempo avrà atteso dopo averla acquistata su un e-commerce dedicato?”
E se il nostro ospite avesse trovato la birra tra gli scaffali del supermercato a disponibilità immediata?
Si tratta di un’ipotesi impensabile fino a poco tempo fa, ma una concreta realtà nell’immediato futuro, in vista dell’auspicato accordo tra Unionbirrai, associazione di riferimento per tutti i professionisti del settore, che difende la qualità, combatte per la riduzione delle accise e tanto altro, della birra artigianale italiana, con la grande distribuzione a marchio Despar in Emilia Romagna, dove nel reparto alcolici, tra le varie firme industriali, troveranno posto anche le birre artigianali, marchiate con il bollino Unionbirrai.
Se il matrimonio tra grande distribuzione e craftbeers selezionate dall’associazione si avverasse, cosa accadrebbe nel panorama brassicolo italiano? Avrebbe inizio una dura battaglia che vedrebbe privilegiare la quantità rispetto alla qualità? Quali sarebbero i vantaggi per entrambi i protagonisti?
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Una nota positiva sarebbe sicuramente la maggiore semplicità nel reperire una birra preparata senza utilizzo di prodotti quali il gritz di mais o il granoturco, cereali utilizzati dalle grandi industrie per aumentare i volumi a discapito della purezza.
Altra conseguenza positiva per tutti gli amanti della birra, potrebbe essere l’apertura di un canale di mercato alternativo al e-commerce o al beershop, con una estensione della platea dei potenziali consumatori, allargando la cerchia, oltre quella dei soli appassionati ed intenditori, a soggetti “ai primi sorsi”, potenziali nuovi devoti
alla figlia dell’orzo.
Inoltre, l’apertura della grande distribuzione andrebbe ad apportare nuove finanze ai birrifici e liquidità che potrebbero essere investite in nuovi impianti e nuovi progetti.
Di contro, se l’accordo andasse a buon fine, potrebbero verificarsi alcuni aspetti negativi:
- l’ingresso nella gdo (grande distribuzione organizzata) richiede un’abbondante produzione, con rischio di influire sulla qualità degli ingredienti della filiera e quindi sul prodotto finale, a favore di costi più contenuti;
- I pubs/birrifici dovrebbero fronteggiare una nuova concorrenza, agguerrita e facente leva sul prezzo, offrendo la possibilità di consumare una birra di qualità comodamente a casa propria.
Inoltre, occorrerà verificare gli adeguamenti e precauzioni che i supermercati dovranno adottare per lo stoccaggio e la conservazione di un prodotto non pastorizzato, particolarmente sensibile ai cambi di temperatura.
Per sentire un parere a riguardo vado a trovare, a Como, Tonino De Falco, un caro amico e proprietario di un fantastico brewpub nel vecchio quartiere di via Borgovico, che propone una vasta selezione di birre di prima scelta, anche in abbinamento a piatti semplici e molto gustosi, con uno staff disponibile e molto preparato che saprà sicuramente consigliarvi la birra giusta.
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Dopo aver ordinato una ottima Contromano, una pale ale firmata Birrificio Brewing gli chiedo di darmi un suo parere sui possibili vantaggi e svantaggi se l’accordo fosse firmato.
Toni sostiene che possibilità di entrare nella grande distribuzione comporterebbe degli enormi vantaggi se fatta con criterio, basti pensare al birrificio scozzese Brewdog, uno dei portabandiera della craftbeer revolution, che grazie all’accordo con TESCO, è riuscito a crescere tantissimo, merito di una strategia di marketing molto efficace, ma anche grazie ad una solidità economica che la grande distribuzione riesce a garantire.
Grazie alla liquidità che questi colossi assicurano ad un piccolo birrificio, si potrebbero effettuare investimenti per realizzare nuovi progetti, ed avere, per esempio, la possibilità di creare due linee di produzione, una più convenzionale, ma comunque di qualità, dedicata alla GDO, ed una più ricercata per soddisfare i clienti più esigenti dei beershops o dei pubs.
Altro aspetto positivo sarebbe la maggiore visibilità che le birre artigianali avrebbero condividendo lo scaffale con le firme industriali più famose e con una differenza di prezzo, facendosi apprezzare anche dai bevitori meno esperti.
Un punto debole potrebbe nascere sulla filiera poiché l’accordo dovrà porre particolare attenzione alla conservazione e distribuzione del prodotto; come sappiamo, le birre artigianali sono molto delicate e sensibili alla luce e agli sbalzi di temperatura, e se il trasporto e lo stoccaggio non fossero consoni, si rischierebbe di trovare sugli scaffali prodotti deteriorati.
Ringrazio Toni per il suo tempo e per aver espresso il suo parere riguardo a questo accordo,
L’accordo tra unionbirrai e i grandi distributori molto probabilmente rappresenta un passo utile e necessario che il mondo della birra artigianale dovrà compiere al fine di non restare un contesto esclusivo e dedicato solo a pochi appassionati. La possibilità di far assaggiare le creazioni dei mastri birrai ad una più ampia platea di consumatori potrà quindi avere solo vantaggi a favore della diffusione del “bere consapevole”.
Sarà tuttavia fondamentale che la filiera sia curata e sviluppata secondo modalità adeguate al tipo di birra trattato, per poter permettere a chiunque di bere una birra di alta qualità, acquistandola anche in un supermercato.