28 Ottobre 2013
Birra: Made in Italy!
La crisi dei consumi in Italia sta spingendo moltissimi imprenditori ad incrementare il più possibile le vendite all’estero.
Il MADE IN ITALY come a tutti noto è riconosciuto ed apprezzato. Con il termine MADE IN ITALY siamo soliti pensare alla moda, alla pasta, al vino Italiano. In realtà dovremo iniziare a pensare anche alla Birra!
Ebbene si! La birra artigianale Italiana si sta imponendo nelle vendite all’estero anche nei Paesi del Nord Europa che vantano una lunghissima esperienza nella produzione della birra! Non a caso Germania e Gran Bretagna guidano la classifica dei maggiori produttori di birra d’Europa. La birra rappresenta, quindi, un’eccellenza del nostro Paese ed è parte del MADE IN ITALY agroalimentare che oggi, più che mai, è determinante per l’economia Nazionale. Trattasi a tutti gli effetti di MADE IN ITALY considerando che la birra italiana, specie se artigianale, è prodotta con materie prime nostrane.
Tornando a parlare di export si osserva che a fronte di una flessione delle vendite domestiche nel primo semestre del 2013 l’export di birra nel 2013 è in crescita rispetto al 2012.
L’Italia oggi esporta circa 2 milioni di ettolitri di birra a fronte di una produzione pari a circa 13,4 milioni di ettolitri. Questo vuol dire che circa il 15% di quanto prodotto è destinato al mercato estero. Il resto della produzione soddisfa circa i due terzi della domanda interna di birra (che soffre molto della concorrenza estera che soddisfa circa un terzo della nostra domanda interna).
Occorre osservare che la crescita dell’esportazione della birra Italiana che si è registrata nel primo semestre del 2013 è stata preceduta da anni di forte crescita nelle vendite verso l’estero. Dal 2006 al 2011, infatti, l’export della birra è cresciuto del 160%.
La forte tassazione (accise su tutte) però penalizza la nostra birra fortemente, non a caso l’Italia è un Paese che importa molta birra dall’estero, di qualità inferiore, ma che può contare su una tassazione più vantaggiosa e su normative poco rigorose sulla denominazione del prodotto.
E’ evidente che data la normativa Italiana e la forte tassazione è per noi impossibile una concorrenza sul prezzo con gran parte dei competitors europei. L’Italia ancora una volta deve, quindi, puntare sulla qualità del prodotto che costituisce ormai un marchio consolidato oltre confine.
Inoltre anche gli imprenditori meno organizzati dovranno attrezzarsi per orientarsi verso la domanda estera, studiando iniziative volte a far conoscere il proprio prodotto oltre i confini nazionali (formazione di consorzi export, oppure di associazioni temporanee d’impresa, oppure attivazione di canali informatici di vendita tramite il web).