11 Aprile 2014
Novità dagli USA sulla “birra artigianale”
In un precedente approfondimento ho trattato dettagliatamente il paradosso dell’inesistenza in Italia della birra artigianale, almeno per quanto riguarda la definizione legale: infatti, l’interpretazione della normativa italiana ed europea in materia di malti e di birra consente che una impresa possa definirsi sì artigianale, ma l’aggettivo non può essere esteso alla denominazione di vendita del prodotto.
In USA, invece la legge prevede la designazione delle “craft beer”, ovvero le birre artigianali. In un recednte meeting della Brewers Association, tenutosi più precisamente il 26 e 27 febbraio a Boulder, in Colorado sono stati definiti dei limiti più stringenti in merito ai tre parametri di riferimento secondo i quali vengono distinte le birre artigianali:
- Dimensione del mercato: la produzione annuale del birrificio non deve eccedere i 9,5 milioni di ettolitri, circa il 3% di tutta la birra venduta negli USA. Questo limita, quindi, la possibilità di definire artigianale una minima quantità della birra prodotta nel territorio degli Stati Uniti;
- Indipendenza del birrificio: la proprietà non può essere per oltre il 25% posseduta da altre aziende del settore delle bevande, fatto salvi altri birrifici artigianali;
- Tradizionalità del processo produttivo: la maggior parte della produzione deve rispettare i criteri tradizionali per materie prime e processi produttivi e le bevande aromatizzate a base di birra non sono classificabili come birra.
Mentre oltreoceano il concetto di birra artigianale è al centro dell’attenzione del mercato e dell’evoluzione degli stili di consumo, l’Europa e l’Italia sono ancora lontani dal riconoscere ai propri prodotti brassicoli di qualità lo status di “birra artigianale”… peraltro il Ministero delle politiche agricole e forestali ha già disposto delle misure sanzionatorie a carico di microbirrifici italiani che hanno contrassegnato le proprie bottiglie con etichette riportanti la denominazione “birra artigianale”!