Numero 45/2017
10 Novembre 2017
Pub e Birrerie, non solo rose e fiori: il caso della Birreria San Marco
La “Birreria San Marco “ apre le sue porte il 22 Maggio 1997 , nata dalla passione di Nicola Bartolucci conosciuto anche come “ Nicola del San Marco”. La birreria è alle porte della “piccola Atene “ Pietrasanta, all’interno di un edificio insolito per questa zona, infatti è un palazzo costruito da una famiglia nobile Veneta per passare le vacanze in zona e, proprio sulla facciata, è raffigurato il Leone di San Marco. Nicola con i suoi ventidue anni è stato il pioniere della cultura brassicola in Versilia, in un’epoca in cui la birra era ancora un azzardo. Nicola si è formato professionalmente presso l’Università della Birra di Azzate e con orgoglio è stato allievo del compianto rettore Franco Rè; tutt’ora si sente molto grato per gli insegnamenti avuti e crede fortemente che tutti gli addetti al settore debbano ricevere un insegnamento di quel livello per poter portare il mondo della birra in alto. L’esperienza di Nicola dietro il banco è giunta ai titoli di coda, il 30 Dicembre chiuderà definitivamente il suo “ciclo” come lo ha definito lui.
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Secondo il birraio pietrasantino venti anni sono molti, fin troppi: per rendere al massimo in un settore del genere ci vogliono dieci anni. Abbiamo fatto una bella chiacchierata durata due ore e sarebbe andata anche oltre, abbiamo optato per un confronto non per una vera e propria intervista ,proprio per captare informazioni utili, al fine che il suo messaggio arrivi ad ogni singolo lettore. Sedendosi ad un tavolo del locale ancora chiuso Nicola ha iniziato a parlare e di tanto in tanto sorseggiava acqua per dare importanza a ciò che diceva. Ovviamente la mia domanda principale, di rito è stata : “perchè chiudi?”
Quella domanda è stata diretta tanto quanto le sue risposte : ovviamente come prima ho anticipato questo lavoro è un ciclo e passato il tempo limite si fa più fatica in termini fisici e mentali, mentre per lavorare al pubblico e gestire un’attività oggi giorno devi essere sempre al top.
La domanda più significativa della serata, da dove è partito il tutto, è stata sul perchè chiudere in un momento in cui il settore della birra è in continua ascesa.
Purtroppo ci ha confermato ciò che da tempo sospettavamo, la crescita della produzione non è proporzionale al consumo pro capite, “secondo i dati forniti da Nicola”, l’italiano beveva di più a fine anni 90 rispetto ad oggi. Si è investito molto sulla produzione di birra artigianale e poco sulla consumazione, portando il consumatore medio ad una ignoranza cultuale che causa una non consapevolezza, e per chi è alla vendita questo sistema è deleterio perchè questo mercato è creato sistematicamente per bere una birra piccola e sempre diversa, portando il locale ad un bivio : aumentare la carta delle birre con derivate problematiche (scadenze, ordini limiti ,smaltimento del magazzino) o seconda alternativa perdere il cliente ,perchè una volta assaggiato tutte le birre se non presenti un’alternativa si recherà altrove.
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Per adesso chi produce birra non lo ha fatto con la consapevolezza che anch’egli è un venditore e non ha creato un identikit del cliente medio che vuole bere due volte,tre volte la stessa birra per capire se gli piace oppure no; invece si punta sul contrario con le famose “One Shot” sempre più diffuse. Ciò ci penalizza, in quanto per adesso non abbiamo un prodotto, uno stile che ci contraddistingue, salvo rarità che comunque sono un’isprazione.
Continua Nicola: Nel mercato della birra si è creata la “moda” del bere solo birra artigianale italiana e per chi le commercia non è semplice in termini economici, in quanto costa molto di più della concorrenza estera per via del costo della mano d’opera. Basti pensare che per un beer firm o brew firm costa meno produrre la birra all’estero che in Italia , ciò comporta ad un margine di guadagno minore per i commercianti . Questo si ripercuote anche sui prodotti stessi, salvo i primi avventurosi che hanno “monopolizzato” il mercato , i più recenti invece faticheranno se questo lavoro è il loro primo introito, infatti quest’ultimi sono preda delle multinazionali.
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Queste risposte sono la personalità di Nicola , schietta e consapevole delle proprie idee e per l’appunto mi rende orgoglioso la sua disponibilità per affrontare questi argomenti , delicati e spesso snobbati. Questi personaggi colti e con esperienza vanno ascoltati se vogliamo Crescere.
Come già detto , Nicola chiuderà la sua storica birreria il 30 Dicembre 2017 e sicuramente non lo troveremo più dietro un banco, ma ci ha annunciato che ci sono alcuni progetti che potrebbero interessargli ma per ora siamo alle fasi iniziali.
Concludendo voglio ringraziare Nicola per la collaborazione , gentilezza e disponibilità dimostrata e per tutti questi venti anni passati ad indottrinare tutta la Versilia e non solo.