Numero 22/2020
28 Maggio 2020
Scopriamo il “dietro le quinte” della birra: Timossi, leader della distribuzione nel Nord – Ovest
La storia della birra in Italia, sia artigianale che dell’industria, non può prescindere dal lavoro tanto fondamentale, quanto spesso nascosto agli occhi dei consumatori svolto dalle aziende di distribuzione: molto del merito della diffusione di un nuovo prodotto, della crescita e del successo dei produttori, della formazione di un solido marchio, nonché della percezione delle indicazioni e delle evoluzioni del mercato, infatti, deve essere riconosciuto a questi operatori.
Un pub, un bar o un ristorante che riesce ad avere una gamma ampia di prodotti del beverage, sempre freschi e disponibili in carta si affida spesso per gli approvvigionamenti a partner che con attenzione e prontezza selezionano le bevande, le gestiscono a livello di logistica, effettuando, infine le consegne al singolo gestore. Un lavoro che, anche se invisibile, richiede molta esperienza, capacità tecnica, investimenti e, ovviamente, estrema preparazione e conoscenza delle peculiarità delle singole referenze.
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Per capire meglio come funziona la realtà della distribuzione siamo stati ospiti di Timossi Beverage&Food Solution, una delle realtà più storiche e strutturate del Nord Italia, che facendo base a Serra Riccò, appena fuori la città di Genova, estende il proprio territorio di azione a tutta la Liguria, parte del Piemonte e valica i confini nazionali fino a parte della Costa Azzurra. Una azienda che affonda la sua storia già a partire dagli anni ’50 e che, con l’impegno di tre generazioni e molti collaboratori ha saputo crescere e vincere le sfide del mercato moderno, con un’attenzione sempre particolare al settore della birra.
Ad accoglierci in azienda, Andrea Marzi, una delle “nuove leve” in forza all’azienda di famiglia.
Andrea, raggiungendo la vostra sede mi ha colpito innanzitutto la grandissima dimensione dell’azienda: magazzino enorme, amplissimo deposito esterno, un via vai di automezzi continuo, nonostante l’attuale fase di limitazioni dovute ad Covid… come è strutturata Timossi oggi?
La nostra azienda è una realtà che ha alle spalle una storia piuttosto lunga, che è cresciuta sull’esperienza maturata in decenni di lavoro dei miei famigliari e di tanti collaboratori. Oggi riusciamo a coprire gran parte del territorio nazionale come distribuzione all’ingrosso, mentre su clientela HoReCa e Super HoReCa operiamo capillarmente nelle province di Genova, Savona, Imperia, La Spezia ed Alessandria. Per far sì che ogni giorno i nostri rappresentanti commerciali ed operatori della distribuzione possano raggiungere le migliaia di pub, bar, pizzerie, ristoranti che sono nostri clienti con forniture puntuali e rispondenti alle diversi esigenze, abbiamo a supporto un ampio parco automezzi ed un magazzino di 12.500 metri quadrati. Specificatamente, infatti, oltre alle birre ci occupiamo di fornire tutti gli articoli del beverage e anche alcune referenze del food, nonché un buon assortimento di attrezzature in modo da ottimizzare quella che è la nostra capacità di soddisfare il cliente: il nostro listino si compone addirittura di oltre 3300 referenze complessive, di cui circa 800 di birra.
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Un elemento di spicco della vostra realtà è Timossi Academy: un impegno sicuramente oneroso, ma che rappresenta allo stesso modo un’importante occasione di formazione ed informazione per chi si confronta con i consumatori. Come funziona, in dettaglio questa “scuola”?
La Timossi Academy è una vera e propria scuola di formazione, che in modo stabile si occupa di fornire ai nostri clienti corsi specifici per migliorare la propria professionalità. Formazione e qualità del lavoro sono a nostro avviso elementi chiave del successo di un locale, soprattutto oggi. Basta, infatti, accendere la TV, leggere un giornale, seguire un qualsiasi media innovativo per rendersi conto di quanto sia forte l’attenzione del consumatore moderno verso il food ed il beverage. La conoscenza del consumatore, anche quello non appassionato, è cresciuta moltissimo negli ultimi decenni e questo impone a chi lavora in un locale di ristorazione o somministrazione di essere preparato su ciò che vende, di essere in grado di presentare al meglio i propri prodotti al pubblico, quasi di anticipare i tempi e le richieste degli avventori, in modo da fornire un’esperienza che non si vive altrove. Ma non solo, una buona formazione permette di gestire meglio i costi, ridurre gli sprechi, valorizzare il prodotto. A nostro avviso la formazione, intesa appunto come formazione continua, aggiornamento, scoperta di nuove conoscenze ed abilità è la chiave imprenditoriale su cui puntare per vincere la sfida del mercato, soprattutto in un momento difficile come è quello attuale. A supporto di questo progetto, che è cresciuto nel tempo, abbiamo fatto degli investimenti importanti: 3 sale dedicate alla formazione pratica rispettivamente per birra, miscelazione e vino, oltre ad un auditorium dove si svolgono le lezioni strettamente teoriche. In queste strutture, di norma ogni lunedì (salvo i periodi di più alta stagione e l’attuale situazione di restrizione dovuta al Covid), si tiene un seminario per settore a settimana. Docenti sempre esterni, tra i migliori in Italia, animano lezioni strutturate in veri e propri corsi teorici e pratici. Su birra il corso di spillatura è quello più storico e richiesto. Non a caso, la tecnica di mescita e servizio è fondamentale per assicurare la migliore esperienza di bevuta e crediamo che dare a tutti gli operatori l’opportunità di migliorare questo aspetto sia un elemento fondamentale per valorizzare i prodotti che distribuiamo. Inoltre, si affiancano altre sessioni di formazione monotematiche, come focus sugli stili, l’abbinamento birra cibo, piuttosto che altri spunti di approfondimento che vengono richiesti direttamente dai nostri clienti.
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Veniamo alla birra: per la vostra azienda questa bevanda è strategica. La vostra selezione di prodotti si compone sia di referenze artigianali che le classiche dell’industria e guarda tanto ai birrifici locali, quanto a quelli internazionali. Quali sono i principi su cui fondate la scelta dei vostri fornitori?
La premessa, a mio avviso, è che birra industriale ed artigianale siano conviventi “felici”: penso sia una dicotomia utile ad entrambi i comparti. Il pubblico generico, infatti, ha difficoltà a scoprire direttamente il mondo craft. Quindi, il percorso che porta alla birra artigianale è in genere guidato da un primo avvicinamento al mondo industriale, poi ad un progressivo interesse verso birre un po’ più particolari, per poi approdare – spesso in via definitiva e senza ritorno – alle bevute artigianali. Non a caso, l’industria negli ultimi anni ha aumentato il numero di stili offerto, migliorato la qualità del packaging e dell’immagine, investito nella diversificazione e nell’affinamento delle caratteristiche sensoriali delle referenze. Il mondo craft, artefice della moderna rivoluzione del comparto birra, ha anche fatto passi da gigante con la crescita ed il consolidamento delle aziende, la stabilizzazione della qualità e soprattutto investendo in modo rilevante e costante in un continuo processo di innovazione e miglioramento dei prodotti che solletica la curiosità del consumatore e lo fidelizza. Nella nostra visione, la selezione delle referenze, artigianali ed industriali, parte dalla valutazione della qualità, che deve innanzitutto convincere e conquistare il team di Timossi, che ha poi il compito di proporli e valorizzarli al cliente, seppur con differenti standard. Poi, soprattutto per il settore craft, entrano in gioco i fattori dello storytelling e dell’aspetto umano, perchè oggi è fondamentale che il prodotto abbia alle proprie spalle una identità forte, qualcosa da raccontare di sé, della propria storia, delle persone che lo realizzano e che sappia creare un collegamento autentico e di fiducia con il consumatore.
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Quali servizi specifici riuscite a garantire a gestori di pub, ristoranti, bar vostri clienti?
Secondo la nostra filosofia, oggi essere distributori non significa solo più rifornire i clienti con un’ampia gamma di referenze selezionate, ben conservate ed in tempi rapidi e certi. Per questo cerchiamo di affiancare locali, pub, ristoratori nella quotidianità del proprio lavoro, con strumenti utili a migliorare la professionalità dedicata al consumatore finale. La nostra Academy è, in tal senso, il vero e proprio fiore all’occhiello. Inoltre, nel rapporto quotidiano con i gestori forniamo un supporto nella scelta dei prodotti, nella redazione delle carte, mettiamo a disposizione il nostro ufficio marketing interno per realizzare grafiche, gadget o personalizzare gli strumenti del lavoro. Completano il livello di servizio l’attenzione che poniamo nel realizzare un assortimento ampio di referenze con attenzione al completamento di gamma, la cura della freschezza delle bevande con un magazzino a rotazioni alte, la cella frigo per fusti e l’attenzione maniacale a fornire una distribuzione puntuale e capillare nel territorio in cui operiamo.
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Alcuni microbirrifici italiani hanno recentemente dichiarato la volontà di raggiungere l’indipendenza anche sotto il profilo della distribuzione: quanto ritenete, invece, nella vostra filosofia aziendale importante il ruolo dei distributori per l’ottimizzazione della filiera dalla produzione al consumo?
Il presupposto per ogni azienda è, di certo, avere la strategia chiara. Non penso, quindi, che per un birrificio artigianale sia impossibile gestire direttamente i propri canali di vendita, però è necessario avere delle competenze ed un’organizzazione dedicate molto solide. Per una piccola realtà reggere le problematiche della distribuzione diretta per esigenze di volumi, velocità e gestione spesso risulta incompatibile con le priorità della produzione.
La distribuzione diretta inoltre ha un’enorme criticità: il controllo del prodotto. Se il produttore si limita a vendere tramite un portale internet e, come anticipato, non è dotato di una struttura commerciale è davvero difficile, se non impossibile, veicolare le birre nei locali target, quelli che lavorano di qualità e quelli che curano le referenze nella maniera corretta. Il compito della distribuzione è invece anche quello: posizionare il prodotto nei punti di vendita in linea con le filosofie del birrificio e monitoriamo sempre che vengano gestiti al meglio.
Inoltre, anche dalla parte del cliente, è piuttosto difficile rivolgersi a un’ampia serie di fornitori differenziati, mentre avere pochi interlocutori per le forniture permette di ottimizzare tempo, costi di consegna e gamma di referenze. Ovviamente, poi, è la bravura di ogni operatore della filiera a rendere il servizio globale al consumatore.
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Infine, un giudizio basato sulla vostra lunga esperienza sul settore birrario italiano, della produzione e dei consumi? Quali scenari caratterizzeranno il prossimo futuro?
Il mondo birra crescerà ancora in Italia, probabilmente non in modo esponenziale per i volumi, ma si moltiplicheranno le occasioni di consumo, soprattutto per le craft. Personalmente sono convinto che le artigianali riusciranno a conquistare ancora ampi spazi di mercato, perché come già detto le persone che si appassionano alle bevute craft non tornano indietro nella scelta. Ritengo, inoltre, che ci sarà sempre più un legame con l’italianità delle produzioni e si affermerà l’affezione dei consumatori con i piccoli birrifici, perché oggi più che mai assume rilevanza il ruolo delle persone, della passione per il proprio lavoro e per le proprie creazioni, valori che pur essendo anche presenti nella dedizione degli operatori della grande industria seppur con conformazioni differenti, emergono più evidenti nei contesti artigiani.
Maggiori informazioni su Timossi Beverage&Food Solution: www.timossi.it