Numero 29/2016
21 Luglio 2016
Sofia Paccapelo e la sua “Contea” di luppolo
Tag: interviste
La scommessa sul luppolo sta prendendo piede e, giusto per fare un esempio, si può prendere come riferimento Sofia Paccapelo. Per la laurea triennale ha studiato Scienze Forestali e Ambientali all’Università Politecnica delle Marche. Poi ha proseguito a Padova, dove ha ottenuto la Laurea Magistrale in Scienze Forestali e Ambientali – Protezione del Territorio. Nel frattempo, a poco più di vent’anni, acquisisce un terreno in eredità sulle colline marchigiane con questo preciso intento:
Non volevo coltivare le solite colture che si trovano negli altri campi quali mais, grano, girasole, ma volevo cimentare e sperimentare, anche con qualche rischio in più, qualcosa di nuovo.
Quel “qualcosa di nuovo” significa “luppolo”: mi ha sempre incuriosito. Infatti, aggiunge:
In un primo momento però non ho approfondito la cosa perché alla fine era una pianta particolare come tante altre ma poi quando mi si è presentata l’occasione ci ho ripensato. La motivazione di sperimentare una varietà nuova sconosciuta all’Italia non era data solo dalla curiosità ma era data anche dal fatto che allo stesso tempo in cui io stavo ereditando questo terreno si stava anche incrementando la produzione di birra artigianale e fatta in casa.
Da allora non è mica passato tanto tempo: era il 2014. Così iniziò l’avventura di quella che oggi è l’Azienda Agricola “La Contea” con sede nei pressi di Tavullia.
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Le difficoltà che ho riscontrato non sono state poche, anzi. Innanzitutto ho avuto molti problemi a reperire informazioni tant’è che ho dovuto tradurre diversi articoli in inglese e prelevare informazioni da siti internet tedeschi, inglesi, americani, per poter raccogliere il maggior numero di informazioni possibili. In questo periodo di prima informazione ho anche cercato di visitare il maggior numero di luppoleti amatoriali già esistenti nel territorio italiano anche se non è stato facile trovarli.
Quest’esperienza “sul campo” ha portato la giovane agronoma a scrivere un saggio: “Manuale di coltivazione del luppolo”. Opera che, come confida l’Autrice: custodisco e consulto nei momenti di bisogno.
Oltre la carta, però, c’è di più:
Ho dovuto anche realizzare l’impianto con pali alti 6 metri, per poter garantire alla pianta un punto di appoggio per arrampicarsi. Per quanto riguarda la coltura è una pianta molto rustica ma ha bisogno delle sue cure per poter crescere al meglio e produrre i suoi fiori profumati.
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E questo è il presente. E poi?
Il mio obiettivo è quello di ottenere uno standard di qualità e di quantità che possa soddisfare le richieste sia dei birrifici che degli homebrewer. Per il raggiungimento di tale scopo ogni anno vengono effettuate delle analisi per poter meglio applicare le varie tecniche agronomiche. Inoltre prossimamente in azienda vi sarà una zona vivaistica adibita alla moltiplicazione dei rizomi del luppolo.
Tra le varietà coltivate troviamo le varietà tedesche Hallertau hersbruker e Northern brewer, le varietà inglesi Northdown, Progress, Yeoman, Target e, Golding, la varietà proveniente dalla Repubblica Ceca Saaz e infine le essenze americane Brewer’s gold, Nugget, Willamette, Centannial, Chinook, Cascade, Columbus, Mounthood, Sterlyng e Galena.
In attesa di vedere gli sviluppi de “La Contea”, si possono reperire ulteriori informazioni cercando su facebook (@laconteadisofiapaccapelo), lì ci sono anche i contatti per chi fosse interessato a provare i luppoli cresciuti sulle colline marchigiane.