Numero 18/2022
8 Maggio 2022
Il tubetto della crema corpo? Verrà realizzato con gli scarti di produzione della birra
C’è anche la start up forlivese Sabiomaterials tra i protagonisti del progetto “BioSupPack”, che mira a sviluppare soluzioni innovative e sostenibili di imballaggio rigido di origine biologica basate, come materia prima, su bioplastiche ricavate da sottoprodotti dell’industria della birra. Nelle intenzioni del progetto, che ha ricevuto il sostegno del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea e del Consorzio Bio Based Industries, vi è anche lo studio del riciclo degli scarti degli imballaggi così prodotti.
Si tratta del terzo progetto europeo che in pochi anni vede fra i protagonisti la start up innovativa Sabiomaterials di Forlì. “In questo prima fase di BioSupPack – spiega il Ceo, Alessandro Carfagnini – noi, in particolare, andremo a selezionare i polimeri, derivanti dalla fermentazione dei sottoprodotti della birra, per poterne poi ricavare una bioplastica in forma di pellets utile per la produzione industriale di vari tipi di packaging. Per esempio tubetti per la cosmesi, contenitori per la maionese o il ketchup, ma anche gli stessi porta lattine della birra”. In una seconda fase l’azienda forlivese dovrà verificare la possibilità di riciclare meccanicamente i prodotti di packaging, realizzati con le bioplastiche così prodotte. “In questo caso – continua Carfagnini – andremo a verificare la possibilità di riciclare queste bioplastiche secondo le prassi per le plastiche tradizionali, quindi dando modo di sfruttare per questi nuovi materiali anche le tecnologie di riciclo che sono già in uso”.
BioSupPack è il terzo progetto di ricerca, sempre riguardante la produzione di bioplastiche da scarti organici, a cui Sabiomaterials partecipa. Res Urbis ricercava la possibilità di realizzare bioplastiche funzionali partendo dal rifiuto organico prodotto a livello domestico. Usable Packaging, progetto ancora in corso, studia la possibilità di produrre packaging in bioplastica per l’industria agroalimentare, partendo dagli scarti stessi della lavorazione agroalimentare. “Questo terzo progetto – spiega Carfagnini -, fa uno scatto in più rispetto agli altri due: non solo dobbiamo arrivare a produrre imballaggi utili al mercato, ma lo dobbiamo fare in scala industriale. La produzione di bioplastica da scarti di lavorazione agroalimentare potrebbe così diventare una vera e propria filiera economica”.