Numero 26/2017
28 Giugno 2017
Lambic: Hanssens Artigianal, continua il viaggio nel mondo dei blender
Il 1 gennaio 1998 a Dworp, cittadina a sud di Bruxelles, fu fondata la Hanssens Artigianal Bvba da Sidy Hanssens e suo marito John, ma la storia di questa piccola attività di assemblaggio di Lambic comincia molto tempo prima.
Quasi duecento anni fa, nel 1837, Petrus Van Hemelrijk, proprietario del birrificioHet Hooghuys, sposò Joanna Maria Hanssens. Il birrificio apparteneva alla famiglia Van Hemelrijk da quando, nel 1769, fu acquistato direttamente dal Barone de Hemptinne, signorotto di Dworp, che fino ad allora glielo aveva dato solo in gestione. Un nipote Joanna, Bartholomè, lavorò per quasi un decennio a Het Hooghuys e lo avrebbe ereditatose non fosse stato per una vertenza legale con la famiglia Van Hemelrijke lo costrinse a rinunciarvi definitivamente.
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Ormai innamorato del suo lavoro non vi rinuncio e, scovata una fattoria in vendita a qualche isolato di distanza, la acquistò e li installò un nuovo impianto. Sint-Anthonius, così si chiamava il nuovo birrificio di Hanssens, produceva una birra scura chiamataWaalschen bruynen, che in breve tempo attirò molti dei clienti di Het Hooghuys insoddisfatti della nuova gestione. Incapace di gestire il birrificio la famiglia Van Hemelrijkchiuse l’attività nei primi anni del ‘900. In questi anni nacque una disputa tra la famiglia Hanssens e la curia di Dworp. Il parroco, convinto che l’acqua del ruscello dovesse essere utilizzata diversamente dal produrre birra, chiese invano, Bartholomè Hanssens era infatti divenuto sindaco, all’amministrazione comunale di impedire al birrificio Sint-Anthonius di utilizzarla. Come un Don Camillo fiammingo il parroco, vistosi sbattere la porta in faccia dal Peppone belga, cominciò a gettare letteralmente fango nelle acque del ruscello costringendo Hanssens ad installare dei filtri. Questa disputa è continuata per quasi un centinaio di anni, ben oltre il momento in cui il birrificio smise di produrre birra vistosi sequestrare l’attrezzatura in rame per scopi bellici durante la Grande Guerra.Privato dei mezzi di sussistenza Bartholomè decise, impossibilitato a produrne uno proprio, di acquistare da terzi il mosto con cui riempì le botti ormai vuote del birrificio per produrre Lambic e Geuze.
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Gli anni passavano e gli edifici ormai vuoti che ospitavano il birrificio furono demoliti da Theò Hanssens, figlio di Bartholomè, per far posto alla casa di famiglia. Nello stesso periodo tutte le botti in cui riposava il Lambic furono marchiate con la sigla THV in onore del matrimonio di Theò con Rosa Vastiau. La crisi delle birre a fermentazione spontanea causata anche dall’avvento delle birre lager costrinse Hanssens a cambiare i fornitori da cui acquistava il mosto. Tutti, tranne Timmermans che per politica aziendale decise di non fornirgli più il mosto, chiusero i battenti. Trai i pochi produttori di Lambic rimasti Theò si rivolse a Girardin e Lindemans (negli anni novanta si aggiunse anche Boon).
Jean Hanssens subentrò al padre Theò quando quest’ultimo fu impossibilitato continuare il suo lavoro, era il 1974. Per i blender non furono tempi facili e Jean non riuscì, almeno apparentemente, a contagiare nessuno dei suoi figli col virus del Lambic. Le sue visioni del futuro erano cupe e infatti, prima dell’arrivo del nuovo millennio Jean Hanssens era convito di cessare qualsiasi tipo di attività, ma…
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Appena prima che le ultime botti furono svuotate definitivamente, Sidy, figlia di Jean all’ora poco più che ventenne, ricominciò ad acquistare mosto e a riempirle nuovamente. Lei e il marito, una volta resisi conto che il blending non avrebbe occupato totalmente la loro vita, un po’ per rispetto nei confronti del padre di lei, ma soprattutto per la passione per la birra, si sobbarcarono oneri e onori dell’impresa di famiglia. Nessuno dei due lasciò il precedente lavoro, Sidy è assistente in uno studio legale, John controllore aereo nel vicino aeroporto di Zaventem, questo li ha resi totalmente indipendenti slegando le birre di Hanssens Artigianal da qualsiasi mera logica di profitto. Il rinnovamento portato dalle forze fresche fu subito visibile. Marito e moglie investirono in nuove botti, in una nuova tappatrice e cominciarono ad utilizzare delle etichette. Hanssens fu il primo ad utilizzare il termine Oude Geuze e Oud Kriek che per la comunità europea si applica a birre con una seconda fermentazione in bottiglia.
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Per il resto continuano a lavorare legati alla tradizione. Solo recentemente hanno dismesso il tino in legno risalente al 1977 dove svuotavano fino a quattro pipes per volta per un totale di quasi quattromila litri. Ora lavorano con uno in acciaio inox acquistato da Girardin. Dopo che le botti, poste al piano superiore confluiscono nel tino per gravità, la futura Geuze viene mescolata per una quindicina di minuti con una pala appartenuta al nonno di Sidy. Ogni volta che da Hanssens si deve imbottigliare Sidy e John invitano qualcuno per aiutarli, parente o amico che sia. L’imbottigliatrice meccanica risalente agli anni ’50 infatti necessita di tre persone per funzionare. Per tutto il XX secolo la produzione di Hanssens si limitò a Geuze e in maniera minore Kriek. Dopo aver inserito una Framboise Sidy e John svilupparono nel 1999 Oude Beitje, primo Lambic alle fragole ottenuto dall’aggiunta di 50 kg di frutti rossi ogni 150 litri di birra, prima di una serie di esperimenti con frutti diversi. Pur non avendo eredi sono fiduciosi per il futuro della loro azienda, non avrebbero infatti problemi a trovare un acquirente visto in rinnovato interesse per le birre a fermentazione spontanea in tutto il mondo.