Numero 35/2016
2 Settembre 2016
Birra Bosio: storico marchio torinese, oggi dimenticato
La Birreria del Giardino venne fondata nel lontano 1845 a Torino da Giacomo Bosio, tanto da essere considerato il primo birrificio italiano. Lo stabilimento sorse nel centro di Torino, più precisamente in Via della Consolata.
Il motto, in lingua latina, che caratterizzava le birre recitava “Bona cervisia laetificat cor hominum”, ovvero “la buona birra allieta il cuore degli uomini”.
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La fabbrica nel 1870 venne trasferita in corso Principe Oddone 81, sempre nel territorio della capitale sabauda, in un moderno stabilimento dotato di reparti per la produzione, cantine, ghiacciaia e sala degustazione. Nel 1871 le redini passarono dalle mani del fondatore Giacomo Bosio al figlio Edoardo e il nipote Simeone Caratsch. Proprio in virtù di questa variazione del management, nel 1891 la ragione sociale venne modificata in Birra Bosio & Caratsch.
Considerato il buon successo commerciale la fabbrica venne ampliata, prima nel 1885 e poi nel 1887, ad opera dell’Architetto G. Demicheli: oltre all’ampliamento dello stabilimento produttivo, venne prevista la realizzazione di una elegante birreria, che si affacciava su un vasto giardino, attrezzato con molti di svago e di intrattenimento.
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La birreria era corredata anche di un fastoso salone, denominato Kegelbahn, dove veniva celebrata annualmente una versione torinese dell’Oktoberfest.
Il successo della Birra Bosio & Caratsch continuò nei docenti successivi, tanto da superare i 7.000 ettolitri annui. La ditta per questo si dotò via via di depositi e succursali nelle città italiane più importanti: Milano, Genova, Roma, Napoli, Palermi, Novara, Vercelli e altre. Il suo apprezzamento, oltre alla validità organolettica, era legata al metodo di fabbricazione, basato unicamente sull’uso di luppolo e orzo, senza aggiunte di alcool.
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Nel primo decennio del Novecento, suggellato dalla medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Torino del 1911, la fabbrica fu del tutto rinnovata attorno alla fine degli anni Venti: il nuovo complesso venne dotato di moderni impianti alimentati a energia elettrica e di un innovativo sistema di imbottigliamento completamente automatizzato. Nel 1937 la Bosio & Caratsch, la cui produzione annua raggiunse i 15.000 ettolitri, fu assorbita dalla Birra Pedavena, poi diventata Heineken.
Nel 1969 però lo stabilimento torinese fu dichiarato improduttivo, e ne venne decretata la chiusura.