29 Ottobre 2014
Birra della morte: antiche memorie del funerale vichingo
Halloween è una festa di origine anglosassone, che trae le sue origini da ricorrenze celtiche e che ha assunto negli Stati Uniti forme accentuatamente macabre, con cui oggi la conosciamo. La diffusione delle pumpkin beer e l’usanza delle tipica zucca intagliata, hanno legato anche la birra a questa tradizione.
Il binomio birra e occulto, però, trae origini ben più lontane, che affondano le radici nella antica cultura funeraria vichinga. La birra, in particolare, rivestiva per questa comunità una importante funzione rituale e sociale.
I vichinghi, all’atto della morte di un prossimo, ne cremavano solitamente il corpo in barche funerarie, così come testimoniato da reperti archeologici, saghe della letteratura norrena, e dal racconto di Ahmad ibn Fadlan.
Nave funebre scoperta con scavi archeologici.
Il morto era solitamente deposto in una barca, o in una nave di pietra, assieme a delle offerte funebri stabilite in base allo status e alla professione del deceduto. Queste offerte potevano includere sacrifici di schiavi. Infine il tutto veniva coperto di pietre e terra e veniva creato un tumulo.
Secondo gli studi di Steinsland & Meulengracht Sørensen, nel settimo giorno dopo la morte della persona, si celebrava il sjaund, ovvero una funzione in cui veniva consumata la birra funeraria e durante la quale veniva celebrato un rituale che prevedeva una serie di bevute.
Rappresentazione di bevuta funeraria, conservata al Museo Nazionale Svedese di Antichità a Stoccolma.
La birra funeraria era un modo per demarcare socialmente l’evento della morte. Solo dopo il rituale della birra gli eredi potevano giustamente reclamare la loro eredità. Se il defunto era una vedova o il capo, l’erede poteva assumere il controllo e marcare lo spostamento dell’autorità.
La birra, quindi, per il popolo vichingo, oltre ad essere una bevanda di uso corrente in sostituzione del vino, assurgeva ad un simbolo sociale e divinatorio di primaria importanza culturale.