Numero 51/2020

16 Dicembre 2020

Bruges La Morta

Bruges La Morta

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Il titolo non ha nulla a che vedere con la meravigliosa vita birraiola e storica di Bruges, ma bensì prende spunto da un’opera letteraria dell’autore belga Georges Rodenbach, uscito a puntate su “Le Figarò” nel febbraio 1892. Da questo “policier noir” presero anche spunto nel 1920, il compositore Erich Wolfgang Korngold, per la sua opera “Die tote Stadt” (La città morta), mentre i francesi Pierre Boileau e Thomas Narcejac scrissero il romanzo “D’entre les morts”, da cui Alfred Hitchcock, prese la trama per il suo capolavoro cinematografico, “Vertigo” (La donna che visse due volte),ambientandolo a San Francisco.

Georges Rodenbach, pur non avendo parentele certe, con la famosa “Rossa Fiamminga” (il birrificio S. George di Roeselare dista solo 35 km da Bruges), mi ha dato l’ispirazione per raccontarvi a puntate, quelle che sono le bellezze culturali di una città dove, si “respira birra” come in pochi altri posti al mondo.

Bruges o Brugge (Fiammingo), è stata sin dal VII secolo uno dei porti più importanti sul Mare del Nord. Nata come primo approdo sull’estuario dello Zwijn, dove scorreva il fiume Reie (poi insabbiatosi a causa del mutare delle maree), vedeva il suo centro cittadino essere l’incrocio delle strade romane che univano Oudenburg e Aardenburg con il fiume Reie, e prese il suo primo nome dal ponte romano chiamato “Municipium Brugense”, e pur essendo a 16 km dal mare (Zeebrugge), venne paragonata e chiamata la “Venezia del Nord”, grazie ai suoi tantissimi canali.

 

Intorno al IX secolo, quando divenne un vero e proprio insediamento Vichingo, dovette il proprio nome Brugge derivante anche dalla parola antico-scandinava “Brygga” che significa “porto” o “luogo di ormeggio”. Poco più tardi, durante il regno di Baldovino I, conte delle Fiandre, furono coniate monete con il nome della città, ed il 27 luglio del 1128, a Bruges fu finalmente concesso lo statuto cittadino con lo sviluppo del commercio della lana.

Louis de Gruuthuse, Conte di Winchester (grande collezionista di manoscritti in miniatura), a cui è intitolato il museo cittadino, durante la famosa guerra del sale introdusse un dazio su tutte le spezie che arrivano in città dal proprio porto, e di cui tutti i birrai ne avevano necessità per produrre le proprie birre passando obbligatoriamente dalle “gruithuis”, a farsi preparare quella mistura di erbe detta “gruit”. Ad onor del vero anni prima, quando nel 1364 l’Imperatore Carlo IV promulgò per tutto il Sacro Impero Romano, il decreto del “Novus Modus Fermentandi Cerevisiam”, iniziò di fatto quella divisione brassicola-territoriale (RijksVlaanderen), dove nelle Fiandre Imperiali e del Brabante, si producevano birre luppolate con indubbiamente una maggior “Shelf Life”, rispetto a quelle prodotte con il Gruit. Mentre ad est del fiume Schelda (Fiandre orientali, Brabante Fiammingo), i mastri birrai presero la decisione di acidificare le proprie birre, per conservarle più a lungo. Lasciatemi aggiungere: “grazie a Dio”.

Ma qualche locale per bere della birra, no!? “People who drink ‘light beer’ don’t like the taste of beer, they just like to pee a lot”. Se leggerete questa frase, allora sarete i benvenuti al ‘t Brugs Beertje. All’interno di un edificio storico di Bruges risalente al 1632, la giovane Daisy Claeys nel 1983,decise di aprire un locale birrario, per dare modo alla sua clientela, di degustare tutti gli stili birrai del Belgio. Nel 2017 la gestione è passata a Dries Brouckaert, senza che però nulla cambiasse nella filosofia del Beertje. Con le sue 5 “van ‘t van”(birra alla spina), e le sue 300 specialità in bottiglia, potrete berle ognuna con il proprio bicchiere, e soprattutto vi sarà spiegata e raccontata durante il servizio (cosa che sarebbe auspicabile in ogni pub). Mr. Micheal Jackson (quello inglese), era solito sedersi in quel bar del tutto particolare a degustare qualche buona birra (come testimoniano le foto alle pareti), e presumibilmente in bagno potreste ancora quell’asciugamano in spugna, un po’ umidiccio, dove tutti i clienti si asciugano tranquillamente le mani. Sfortunatamente non è dato a sapere, se venga qualche volta cambiato.

 

Se avete spirito temerario, il mio consiglio è quello di “infilarsi” al ‘t Poatersgat, perché la particolarità di questo locale, è che ha solo un’entrata e quella è pure l’unica uscita. Non cercate finestre o uscite di sicurezza, una volta fatta la piccola scalinata a scendere, bevete birra e non pensate alla 626.

Nel caso preferiste un pub più moderno, a Bruges potrete trovare diversi locali alla moda, e perché no farsi una bella partita a biliardo al “The Monk” pub, accompagnata dalle sue 21 birre alla spina, tra cui le proprie birre le “The Monk Brune e Blonde”, ed ovviamente a quelle in bottiglia, e sono veramente tante, tra cui tutte le trappiste, e molte altre ancora.

Ovviamente potrebbe venir voglia di qualcosa di puramente tradizionale belga Abbaziale, allora la destinazione immancabile è al “Le Trappiste Brugge”, e se l’ingresso vi sembra quello di una bottega anni ’60con un portone blu, sotto ad una finestra e un lampione, l’interno stile gotico-medioevale, ripagherà qualsiasi sia la vostra sete, con le oltre 300 birre in carta. Ultima cosa, se una volta entrati nel locale, sentirete parlare con un linguaggio stile romanesco il titolare Andrea, state tranquilli; non è colpa dell’alcol (forse). Come dico sempre, “la professionalità paga in ogni parte del mondo”.

 

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Andrea Ceretti
Info autore

Andrea Ceretti

Sono nato a Biella il primo giorno di primavera, del 1971 (anche se negli anni settanta era ancora l’ultimo d’inverno).
Probabilmente da piccolo (e già qui), in un giorno qualsiasi durante il catechismo, nel momento stesso in cui il prete raccontava di quando Gesù Cristo, seduto accanto al pozzo di Giacobbe, all’ora sesta, appena vide la donna di Samaria gli disse:” Dammi da bere”, lì per lì restai sicuramente colpito da quella citazione, poiché, fin da metà degli anni novanta iniziai a portarla in giro con me per il mondo, modificandola con un bel “Please, give me a Beer”; perché, a meno che voi non siate il nuovo messia, iniziare gentilmente una frase, funziona anche nel più sperduto e malfamato bar di Caracas.
Appassionato di Birra,cavalli, musica ed un’altra cosa che ora mi sfugge, ma capita a volte di averla proprio sulla punta della lingua. Mi piacerebbe poter pensare ad un giorno in cui,questo piccolo “Pianeta Birra”,fosse sempre più libero da mercanti di pillole per la sete, e con più rose felici e contente di farne parte, senza troppi protagonismi o inutili dispute su chi sia la più bella o la più buona.
Inoltre,in questi anni, ho maturato la convinzione che solo una buona cultura birraria, potrà permettere a quel “Piccolo Principe” che c’è in ognuno di noi, di poter realizzare almeno in parte, il proprio sogno. Tutto in quel semplice e fugace battito di ciglia, mentre abbassando gli occhi, ci portiamo alla bocca un buon bicchiere di Birra, riconciliandoci l’anima….Qualsiasi essa sia.

Con il mutare dei tempi, è cambiato anche il modo di “bere” la Birra.
Si va così affermando la tendenza alla degustazione, più che al consumo.
Dal primo libro, su cui inizia a studiare. Michael Jackson Beer – 8 ottobre1998