19 Maggio 2014
Collezionismo birrario: sottobicchieri, lattine & etichette!
Aspetto tipico e curioso del mondo della birra è sicuramente quello del collezionismo. Sin dalla notte dei tempi il materiale utilizzato per confezionare o servire la birra è oggetto di grande interesse da parte di cultori ed appassionati che non si limitano ad amare solo il prodotto in sé, ma danno grandi soddisfazioni a svariati brands anche per quanto riguarda l’acquisto di merchandising. Il collezionismo non ha un target preciso, anzi coinvolge giovani e meno giovani senza tanto meno badare ai confini geografici. L’avvento di Internet ha poi permesso l’ulteriore divulgare di questa passione grazie alla nascita di mercatini on-line ed appositi siti di scambio. E’ nato, così, anche il neologismo breweriana, termine che designa tutto il materiale collezionabile inerente il mondo birrario.
Bicchieri, boccali d’epoca, sottobicchieri, lattine, tappi a corona, bottiglie, etichette, posacenere, vassoi, targhe, portachiavi, manifesti, poster, calendari, cavatappi: tutto ciò che contribuisce all’immagine della birra può diventare un prezioso cimelio.
I sottobicchieri
La consuetudine di utilizzare sottobicchieri, in Italia, è piuttosto recente e strettamente legata alla nascita, negli ultimi vent’anni, di microbirrifici e brewpub che li usano come mezzo di promozione e strumento di comunicazione con il consumatore. Nello specifico, i sottobicchieri, risalgono storicamente alla Germania del XIX secolo quando, per evitare che corpi estranei si infiltrassero nella birra, si ricoprivano i boccali con un tappetino di feltro.
Raccoglitori professionali per collezionismo di sottobicchieri.
Quest’ultimo, materiale assorbente ma non igienico, venne presto rimpiazzato dal cartone. Fu l’imprenditore tedesco Robert Sputh a brevettare la forma standard dei sottobicchieri: circolare, di 107mm di diametro e 5mm di spessore.
Per un neo-collezionista è, ad ora, molto arduo districarsi tra l’immensa quantità di oggetti di questo tipo, ma il criterio può esserò differente: scegliere sottobicchieri provenienti da Paesi con una radicata tradizione birraria come Belgio o Repubblica Ceca oppure accumularli in base alle immagini che rappresentano.
Molto importante, una volta iniziata la raccolta, è la conservazione che può avvenire sia in scatole di cartone, sia in buste trasparenti che proteggono i sottobicchieri lasciandoli tuttavia in bella vista.
Un esempio di corretta suddivisione e conservazione degli esemplari.
Le lattine
Per la loro assoluta protezione contro gli agenti esterni sono utilizzate principalmente nelle produzioni a livello industriale e si dividono essenzialmente in due tipologie: quelle realizzate secondo la tecnica dell’imbutitura (definite anche “a due pezzi” poiché vengono progettate con un corpo ed un coperchio successivamente aggiunto) e quelle prodotte in “tre pezzi” (fondo, corpo e coperchio).
Armadio espositivo di ampia collezione di lattine.
Le lattine vengono prodotte in alluminio o in banda stagnata da circa vent’anni pertanto le collezioni più preziose riguardano le datate cone-top della prima metà del XX secolo oppure i flat-top a tre pezzi.
Collezione di antiche lattine cone-top.
Le etichette
Originariamente applicate sui botticini degli sciroppi e degli elisir ad utilizzo farmaceutico, le prime etichette per la birra comparvero in Gran Bretagna all’inizio del XX secolo e vennero ideate per un’esigenza molto particolare: le produzioni londinesi erano molto apprezzate nelle corti russe per cui erano necessarie indicazioni bilingue.
Collezione di etichette rare.
Inizialmente non si indicavano né origine, né contenuto o ingredienti, né date di scadenza ma semplicemente il nome della fabbrica riportato direttamente sul vetro. Furono il progresso, l’affinarsi delle tecniche di stampa e soprattutto il fiorire crescente degli scambi commerciali a spingere i birrai ad identificare con esattezza il proprio prodotto. Rispetto alle etichette vinicole quelle birrarie presentano grafiche più vivaci e dinamiche coerenti con il messaggio di aggregazione sociale e rottura degli schemi che la birra naturalmente in sé possiede. Il vino ha invece necessità di trasmettere eleganza, raffinatezza e mantenere l’immagine di “nettare degli dei” riservato alle élite.
Esempio di corretta modalità di collezione amatoriale di etichette di birra.
Il primo club di collezionisti nacque a Liverpool negli anni ’50 dove la Guinness istituì il Labologist Club (labologia=collezionismo di etichette) che, nei primi anni, si occupò di codificare, raccogliere e pubblicare specifici cataloghi diventando il punto di riferimento di molti appassionati. Arrivò, in seguito, il Club di Ustì in Repubblica Ceca che rimane tutt’ora la voce più autorevole in campo.
di Marianna Bottero e Lelio Bottero
Guida all’apertura di un microbirrificio – brewpub
di Lelio Bottero. Conviene fare la birra? La risposta è senz’altro si! A patto di sapere bene a cosa si va incontro! I manuali da me curati non hanno certo la pretesa di essere un toccasana contro i mali e gli imprevisti imprenditoriali, ma vogliono proporsi come una base, sulla quale costruire il proprio spumeggiante futuro.
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