Numero 31/2019
3 Agosto 2019
Dalla Danimarca: Carlsberg, parte I
Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Carlsberg
(Carlsberg Group) Copenaghen/Danimarca
Nel 1801 il mastro birraio Jacob Christian Jacobsen acquistò, insieme al fratello, una birreria situata nei sotterranei dei bastioni della città e cominciò a fabbricare anche lui le solite birre di frumento.
La Danimarca non aveva una tradizione birraria al livello della Germania o della Gran Bretagna. Tanto meno, data l’età, Jacobsen era propenso ad avventurarsi in sistemi scientifici e sistematici di cui arrivavano notizie dall’estero. Iscrisse però subito il figlio alla Technical University di Copenaghen appena nata.
Jacob Christian jr. apparteneva chiaramente a una nuova generazione: appassionato della sperimentazione tecnica e gran divoratore di pubblicazioni scientifiche, aveva idee ben diverse per la testa. Sognava la produzione su larga scala (altro che le partitelle a cui erano abituati la maggior parte dei piccoli birrai danesi!); e, soprattutto, si sentiva affascinato dal rivoluzionario metodo di fermentazione bassa che prendeva sempre più piede in Baviera.
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Con la morte del padre, avvenuta nel 1835, il ventiquattrenne Jacobsen si ritrovò a doversi interessare della piccola azienda di famiglia che in fin dei conti era una delle più moderne del Paese. Iniziò i suoi viaggi di studio a Monaco dove il famoso birraio della Spaten, Gabriel Sedlmayr, produceva la prima lager scura. E si racconta che nel ritorno del 1845 portasse via un paio di litri di quel fermento continuando a immergere, durante il lungo tragitto in treno, il contenitore nell’acqua fredda e tenendolo riparato con il cappello a cilindro.
La nuova fabbrica sulla collina di Valby, nelle immediate vicinanze di Copenaghen, era ancora in costruzione. Jacob Christian cominciò gli esperimenti in quella vecchia. Finalmente, il 10 novembre 1847, il neoimpianto “sfornò” la prima partita di lager scura tipo monaco. Mentre l’azienda prendeva il nome di Carlsberg (“Collina di Carl”), da Carl, il figlio di 5 anni del produttore, e dal termine danese berg “collina”.
Jacob Christian Jacobsen poteva ormai considerarsi il pioniere del nuovo metodo scientifico di produrre la birra nell’Europa del Nord. Dal 1868 la sua fama si era estesa anche all’estero, con l’esportazione, prima, in Scozia e, successivamente, nei paesi scandinavi e nelle Indie Occidentali. Per non parlare dell’Estremo Oriente, dove la Carlsberg era diventata addirittura un marchio importante.
Nel 1875 l’intraprendente birraio dotò la fabbrica di un Dipartimento di Chimica e di un Dipartimento di Fisiologia. E fu proprio in questi laboratori che, nel 1883, Emil Christian Hansen isolerà la prima cellula della coltura di lievito monocellulare, chiamato Saccharomyces carlsbergensis, in onore dello stabilimento. Una vera e propria pietra miliare per l’industria brassicola: permetteva di produrre lager in gran quantità e con qualità costante.
Ma la scienza aveva di sicuro in serbo tante altre sorprese: bisognava promuovere una ricerca continua. Nel 1876 Jacob Christian Jacobsen istituì la Fondazione Carlsberg che, nel 1887, alla sua morte (avvenuta durante una visita a Roma), acquisì la proprietà della fabbrica.
La televisione danese non avrebbe potuto trascurare un personaggio di tanta levatura. Nel 1996 produsse il programma più costoso della sua storia, uno sceneggiato in 12 episodi sulla vita di Jacob Christian Jacobsen dal semplice ma significativo titolo Il birraio.
L’era di Carl Jacobsen iniziò subito sotto diversi auspici. Del resto il giovane si era trovato di frequente in contrasto con il padre. Già nel 1882 aveva aperto una fabbrica per conto proprio, Ny (“Nuova”) Carlsberg, che si contrapponeva quindi alla Gamle (“Vecchia”) Carlsberg. Proprio per questo conflitto, il padre aveva lasciato la propria fabbrica alla Fondazione Carlsberg. Comunque le due aziende, nel 1906, si fusero sotto la direzione di Carl e rimasero così fino alla sua morte (1914).
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Ciò che difatti interessava veramente a Carl Jacobsen era l’arte. Suo, il progetto, disegnato nel 1901 nei minimi dettagli e realizzato dall’architetto J.L. Dahlerup, dell’imponente stabilimento su un terreno contiguo per promuovere la pilsner. Spiccano in modo particolare gli ornamenti in stile fiorentino e i quattro elefanti di pietra a grandezza naturale del portale, ispirati a quelli di piazza Minerva a Roma e scolpiti da H.P. Pedersen-Dan. Nel 1902 ne divenne proprietaria la Nuova Fondazione Carlsberg, istituita da Carl e dalla moglie, Ottilia.
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Ma tale Fondazione, che opera come parte indipendente della Fondazione Carlsberg, fu creata anche, e soprattutto, per realizzare in Danimarca un museo di arte moderna (museo che oggi, con tanto di microbirrificio, attira annualmente circa 150 mila visitatori) e promuovere lo studio più ampio della storia dell’arte, acquisendo opere da altri musei.
La stessa Copenaghen infine deve in gran parte a Carl Jacobsen la propria fisionomia di città dalle mille guglie e dai pinnacoli aerei; la celebre statua della Sirenetta, divenuta emblema della città, fu un dono, nel 1913, del generoso birraio.
Nel 1903 la Carlsberg stipulò con la rivale cittadina Tuborg un accordo di cooperazione per condividere utili e perdite fino al 2000. L’anno successivo commissionò a uno dei più ricercati grafici dell’epoca, Thorvald Bindesbøll, l’inconfondibile marchio in stile floreale.
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Ai primi degli anni Cinquanta, prevedendo lo sviluppo del mercato brassicolo mondiale, decise di entrare nel settore di nicchia ad alto profilo, sperimentando un tipo di birra forte: nacque così, nel 1955, la Elephant, prendendo il nome dagli elefanti del famoso portale. Ma già dal primo dopoguerra si era mossa alla conquista dei mercati europei, puntando soprattutto sull’internazionalizzazione dei propri marchi.
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Nel 1970, dopo decenni di cooperazione sempre più stretta, avvenne la fusione tra Carlsberg e Tuborg, conservando però ognuna la propria dirigenza e l’identità di marca. Un avvenimento di fondamentale importanza per entrambe le aziende che cominciavano, insieme, l’ascesa tra i più grandi produttori di birra al mondo. Denominato United Breweries, dal 1987 il gruppo viene indicato semplicemente come Carlsberg.
La Tuborg Factories, nella parte nord della città, fu fondata nel 1873 da una cordata di finanzieri e banchieri con lo scopo preciso di costituire un gruppo di esportazione. E inizialmente produceva le stesse lager scure introdotte in Danimarca dalla Carlsberg. Ma proprio dal mercato estero arrivavano i segni di una politica sbagliata; mentre all’interno le vendite erano più che soddisfacenti.
Ci pensò il famoso e intraprendente mastro birraio Hans Bekkevold, a equilibrare la situazione, elaborando una birra dorata e leggera, la prima pilsner danese. Mentre la Tuborg prendeva, tra le prime aziende del Paese, a imbottigliare i suoi prodotti. Sicché la birra con l’etichetta verde, lanciata nel 1880, fece un exploit tale che alla fine l’impianto non riusciva più a sostenere la domanda.
Nel 1903 fu costruita una nuova fabbrica, alta sette piani. All’interno, sulle luccicanti caldaie di rame un enorme orologio da parete ammoniva sussiegoso le maestranze con la scritta “Il tempo è denaro”: il cardine della filosofia aziendale in un inarrestabile sviluppo.
Era anche l’anno in cui le due concorrenti di Copenaghen suggellarono l’unione commerciale. E, fino al 1970, la Tuborg rimase il secondo birrificio danese sul mercato mondiale; anche se con vendite superiori a quelle della Carlsberg, sia all’interno che negli altri paesi dell’area nordica.
Con la fusione, la Tuborg mantenne la produzione presso la propria fabbrica, come pure il titolo di “fornitore ufficiale della reale casa”; nonché, al pari della Carlsberg, il grande centro visitatori.
Copenaghen deve anche alla Tuborg una curiosa realizzazione, una bottiglia di birra alta 26 metri. Fu costruita, in occasione della Grande Esposizione Industriale del Nord del 1888, nel parco di Tivoli, con in dotazione il primo ascensore idraulico del Paese. Nel centenario della manifestazione poi venne trasferita in centro, vicino al Municipio.
Nel 1991 invece alla Fondazione Carlsberg venne unita la Fondazione Tuborg, creata nel 1931 allo scopo di finanziare sul territorio danese progetti di arte, cultura, sport, educazione.