Numero 36/2020
31 Agosto 2020
La birra, protagonista nella storia – Capitolo 5
Krostitz è una cittadina della Sassonia, in Germania, diventata famosa per due battaglie (nel 1631 e nel 1642) durante la Guerra dei trent’anni in cui si distinsero in particolare l’artiglieria svedese e la cavalleria finlandese. Krostitz era già famosa nel Medioevo per la produzione di birra e la coltivazione del luppolo: al tempo della Guerra dei trent’anni godeva di una tradizione brassicola che vantava addirittura dei legami con il sovrano di Svezia Gustavo II Adolfo Vasa.
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Agli inizi della Guerra dei trent’anni (1618-48) il principe Giovanni Giorgio I di Sassonia si schierò affianco degli Asburgo e della fazione cattolica, ma nel 1630 con l’entrata in guerra della Svezia, cambiò idea e strinse alleanza con gli svedesi e con le forze protestanti. Anche la Sassonia, che in precedenza era riuscita a non essere invischiata negli scontri, venne investita dalla guerra. Le truppe venivano decimate più per malattia, soprattutto per infezione intestinale, che per effetto delle armi nemiche, e la stessa sorte toccava anche alla popolazione civile delle aree colpite dal conflitto. Uno dei motivi e forse il principale era l’acqua che risultava contaminata.
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L’urbanistica tradizionale del tempo portava ad avere case a più piani sui quattro lati, tutte con la facciata rivolta sulla strada. Nel quadrato costituito dagli edifici così disposti, un cortile interno con legnaie, latrine, stalle per cavalli e rimesse varie per animali. Al centro, a beneficio di tutti, c’era il pozzo. Centinaia le persone che ci vivevano, insieme ad animali di ogni specie come cavalli, maiali, polli, conigli e altri animali da soma. L’acqua dei pozzi nelle città del passato, prive delle odierne reti idriche e fognarie era tutto tranne che salubre: e anche dove l’acqua di pozzo non rappresentasse un rischio certo per la salute, non sempre aveva un buon sapore. Le intossicazioni gastrointestinali erano all’ordine del giorno.
Fin dall’antichità era noto il connubio “birra buona con acqua pulita”. Una piccola impurità conferiva in maniera inconfondibile una determinata nota di gusto. Più pura era l’acqua adoperata dal birraio, più facile era vendere il prodotto. La contaminazione delle riserve idriche era un regolare effetto collaterale di guerre e disordini. Lo spostamento di masse (uomini e cavalli), quasi sempre lasciavano escrementi al loro passaggio. Le truppe, specie in territorio nemico, non erano inclini a prestare molta attenzione alla pulizia e all’igiene.
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Gli incolpevoli e inermi abitanti dei villaggi vivevano nella miseria inflitta alla terra per i saccheggi delle truppe armate. Nel 1632-33 gli abitanti di Lipsia si lamentavano che gli eserciti che avanzavano e arretravano per la regione depredassero tutto, lasciando appena un po’ di paglia per nutrire il bestiame. Il pane veniva realizzato con qualunque cosa, perfino con bucce di piselli e lolla, e di birra non c’era neanche l’odore.Poiché il mosto era prima bollito e poi lasciato a fermentare in recipienti accuratamente puliti in cui le sostanze amare nel luppolo e l’alcol risultante inibivano la crescita batterica, la birra era una bevanda sicura: rispetto all’acqua allora disponibile, si può dire che fosse praticamente sterile. In passato la conoscenza dei batteri era nulla ma era chiaro ed evidente che chi beveva birra era più sano di chi, invece, beveva solo acqua. Ecco perché gli strateghi pianificassero i movimenti delle truppe e le tattiche di battaglia tenendo conto delle riserve di birra presenti nella regione teatro di guerra.
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Nell’estate del 1631 la guerra divampava già nell’intera regione di Lipsia. Con l’arrivo dell’autunno, le truppe cattoliche comandate dal Conte di Tilly ritirandosi s’impossessarono di tutte le vettovaglie, compreso il grano mietuto ma non ancora trebbiato. Malattie infettive come la temutissima peste cominciarono a diffondersi tra i soldati. Poco tempo dopo la ritirata degli eserciti cattolici, le truppe protestanti svedesi marciarono su Krostitz suscitando grande ammirazione nel popolo: soldati ben equipaggiati e disciplinati che non depredavano ma che pagavano con moneta sonante quello di cui avevano bisogno.
Il 17 settembre 1631 un signore di Krostitz stava aspettando i suoi contadini, che erano andati a prendere gli ultimi covoni di grano della stagione. Dei lavoranti non c’era l’ombra e tanto meno del carico, così il proprietario terriero cominciò a temere il peggio.
L’uomo intravide in lontananza un cavaliere che giungeva al trotto. Una volta che furono uno di fronte all’altro, le nobili parvenze del cavaliere agghindato da uomo di corte si palesarono.
Lo straniero chiese se l’uomo producesse birra e se ne avesse a disposizione per il re di Svezia che di lì a poco sarebbe transitato.
Il proprietario terriero si sentì sollevato: si trattava degli svedesi, e per di più lui era stato ritenuto degno di servire il munifico re. In un attimo, l’uomo era già sul ciglio della strada con un boccale colmo di birra in mano. Il re fermò il suo cavallo e prese la brocca che l’uomo gli porgeva. La bevve a grandi sorsate apprezzandola ed elogiando il produttore! In segno di ringraziamento gli regalò un anello d’oro con un grosso rubino incastonato. Dopodiché il re e il suo seguito presero di nuovo a marciare verso Breitenfeld dove di lì a poco iniziarono a rumoreggiare i cannoni in battaglia. Quando gli scontri ebbero fine giunse la notizia della grande vittoria svedese.
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La storia narra che il pozzo da cui fu attinta l’acqua adoperata per produrre quella birra così eccellente prese il nome di Schwedenquelle, ossia “il pozzo svedese”, e a Krostitz tuttora si dice che i protestanti vinsero la battaglia di Breitenfeld per merito dell’ottima birra che rinvigorì l’assetato re Gustavo II Adolfo mentre cavalcava in battaglia in quel famoso 17 settembre 1631.