Numero 52/2020

25 Dicembre 2020

La tregua di Natale del 1914

La tregua di Natale del 1914

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Durante la Prima guerra mondiale, il giorno di Natale del 1914, i tedeschi e gli inglesi hanno posato le armi, sono usciti dalle trincee e hanno festeggiato insieme. Si sono scambiati cibo e sigarette, hanno bevuto birra, cantato inni e giocato a calcio.

All’inizio del conflitto sul fronte occidentale i soldati tedeschi adottarono la strategia di circondare i presidi difensivi francesi, attaccando via terra, attraversando il Belgio. La mossa tattica portò i risultati attesi fino a quando sopraggiunse l’autunno. Fu a quel punto che l’avanzata rallentò arrestandosi in ottobre. Iniziò così una lunga guerra di trincea in cui, per entrambi gli eserciti, non ci furono progressi.

 

Quella che doveva essere una guerra lampo sorprese i vari comandi supremi. Le piogge che iniziarono ad imperversare sui terreni argillosi delle Fiandre resero la vita triste e dura a chi era in prima linea.
La Santa Romana Chiesa, attraverso la sua massima espressione incarnata in Papa Benedetto XV, proprio nell’autunno 1914 rivolse diversi appelli per la pace. Il 7 dicembre il Pontefice implorò «che i cannoni possano tacere almeno nella notte in cui gli angeli cantano». Londra, Berlino e Parigi lasciarono inascoltate le sue parole mentre gli uomini nelle trincee avevano intenzioni diverse e i gerarchi non immaginavo cosa sarebbe accaduto. Nulla traspariva neanche dalle missive dei soldati ai loro familiari.

L’atmosfera natalizia iniziò ad infondersi ed i primi segnali di una tregua arrivarono nel giorno dell’antivigilia. Ai cori in tedesco risposero i cori in inglese, e viceversa. Il 24 dicembre 1914 le temperature scesero sotto lo zero rendendo la vita di trincea appena sopportabile. I soldati seguitarono a prepararsi al Natale decorando i fossati con candele ed alberelli al posto degli abeti.

Le offensive erano diventate sporadiche. Le truppe iniziarono a distanza i primi colloqui per fermare le ostilità, offrendo di incontrarsi a metà strada. Le barriere linguistiche venivano superate con l’uso di drappi bianchi. I più coraggiosi si alzarono, uscendo dal rifugio sicuro e trovando sul lato opposto “l’amico”.

 

 

I documenti dell’epoca indicano in centomila i soldati che deposero le armi per Natale. Di oltre un milione di uomini che combatteva sul fronte occidentale, solo una minima parte aderì al cessate il fuoco, soprattutto nel settore più settentrionale, nelle Fiandre francesi e belghe.
A Frelinghien, a Ovest di Lilla, a fronteggiarsi c’erano truppe dell’Intesa provenienti dal Galles e truppe tedesche dalla Sassonia.

Il capitano britannico Clifton Inglis Stockwell (1879-1953) ricorderà così i fatti di quel Natale: «Quella notte le temperature scesero all’improvviso. Un manto bianco coprì il terreno mentre una fitta nebbia occultava la vista. Sollevammo dalla nostra trincea un grande cartello con su scritto “Buon Natale” e lo girammo dalla parte opposta, verso i tedeschi. Loro avevano urlato qualcosa, da dietro la linea nemica. Verso l’una del pomeriggio la nebbia si diradò e finalmente poterono vedere il nostro cartello. I sassoni gridarono: “Non sparate! Se venite fuori, vi portiamo della birra”. A quel punto alcuni dei nostri cacciarono fuori la testa e cominciarono ad agitare le braccia. I sassoni si arrampicarono oltre il bordo della fossa e fecero rotolare un barile di birra dalla nostra parte. Gruppi di soldati uscirono alla spicciolata, disarmati, e naturalmente anche i nostri fecero lo stesso. Sapevamo che i tedeschi avevano ricevuto l’ordine di attaccare, eppure due di noi scavalcarono la trincea e andarono a recuperare il barile».

 

 

I tedeschi lasciarono un altro barile nel bel mezzo della terra di nessuno e i soldati di entrambi gli schieramenti corsero ad assaggiarne il contenuto. Stockwell nel suo tedesco approssimativo chiese all’ufficiale comandante dei sassoni, il capitano Maximilian Freiherr von Sinner di raggiungerlo. Fu allora che i due concordarono una tregua fino a mezzanotte.

Le truppe si erano unite scambiandosi gli auguri, sigarette e razioni come doni natalizi, oltre naturalmente alla birra.
Stockwell racconta: «Il capitano delle truppe tedesche, che mai e poi mai si sarebbe unito alla truppa, chiamò perentoriamente il cameriere il quale sbucando dalla trincea portò dei bicchieri e due bottiglie di birra. Con le cerimonie che di addicono agli ufficiali venne bevuta con un certo garbo. Sollevati i calici ci scambiammo gli auguri e un “Prosit!”».

Frank Richards, alias Francis Philip Woodruff (1883-1961), era un soldato e scrittore della Prima guerra mondiale, meglio conosciuto come l’autore di una delle memorie più acclamate della Grande Guerra scritta da un ranger: ”Old Soldiers Never Die”. Di quello strano Natale e della birra bevuta dalle truppe dice: «Ci scolammo quei due barili, anche se la birra francese sapeva davvero di marcio». Quella birra, prodotta verosimilmente dal birrificio di Frelinghien situato a breve distanza dal fronte, è da ritenersi a tutti gli effetti una delle Birre di Natale più importanti della storia. Il sentore di marcio non doveva essere il sapore caratteristico della bevanda. Trattandosi di birra ad alta fermentazione destinata a esser bevuta fresca, se il barile rimaneva per diversi mesi in condizioni di umidità, non era strano che andasse un po’ a male.

 

Quella fu l’ultima volta che il birrificio di Frelinghien produsse. La sua sede, infatti, andò distrutta all’inizio del 1915, sotto i colpi di cannone dell’artiglieria britannica.
La birra in bottiglia servita da von Sinner era un prodotto importato dalla sua terra d’origine. Sebbene in prima linea il trasporto di birra non avesse la priorità, gli archivi logistici delle forniture belliche dimostrano che al comparto ufficiali era concesso il privilegio di godere occasionalmente dei benefici dell’arte brassicola tedesca. In cambio della birra, il capitano Stockwell offrì al suo collega una tradizionale prelibatezza natalizia inglese: il plum pudding.

Quando tutta la birra venne consumata sassoni e gallesi tornarono nelle rispettive trincee. Alla fin fine si decise di far durare l’armistizio fino al mattino seguente. Quando nel giorno di Santo Stefano i britannici abbassarono il loro cartello che augurava buon Natale, dalla trincea tedesca comparve un lenzuolo con la scritta: «Grazie!».

 

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Giovanni Messineo
Info autore

Giovanni Messineo

Giuliano di adozione di origini siciliane (nato a Palermo nel 1972), dal 2009 vivo a Gorizia.
Perito elettrotecnico mancato ho un diploma informatico e prediligo tutto ciò che riguarda la tecnologia a supporto delle attività umane (senza però sostituirle).
Lavoro nel settore della siderurgia da anni occupandomi di Operation e formazione del personale italiano ed estero.
Sono appassionato della nostra bella lingua italiana e credo fermamente in una comunicazione che sia chiara, diretta e concisa per evitare dubbi e/o incomprensioni.
Mi piace affrontare nuove sfide cercando i miei limiti. Mi dedico con passione, sempre da autodidatta alla musica (suono l’armonica a bocca e la batteria), “fai da te” in generale. Incido il legno con il pirografo dedicandomi alla mtb, corsa e sport vari.
La passione per l’homebrewing nacque per caso nel 2012.
Al mio rientro da una lunga permanenza in Cina, mia sorella e mio cognato per il mio compleanno mi regalarono il primo KIT.
Dopo un paio di anni di pratica, esperimenti, assaggi, degustazioni, mi sono appassionato. Nel ho voluto provare tutte le tecniche fino ad arrivare all’ AG in quanto permette di esprimere di più la mia creatività di Mastro Birraio (da cui il nome MMB).
Da allora progetto, sperimento e realizzo una vasta gamma di prodotti per i quali creo in modo autonomo anche le relative etichette che hanno un filo conduttore con la birra e la sua storia.
Non ho mai smesso perchè lo trovo un passatempo che rilassa, mi diverte, mi soddisfa e riempie la casa di ottime fragranze.
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