Numero 06/2023

6 Febbraio 2023

Storia della nascita e rinascita del movimento craft in USA

Storia della nascita e rinascita del movimento craft in USA

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Il risveglio alla ricerca di ingredienti e prodotti finali di qualità superiore, assieme alla sperimentazione e alla ricerca di nuovi gusti e sapori per la produzione di birra artigianale (per come la intendiamo oggi) in contrapposizione alle grandi industrie, iniziò negli Stati Uniti. Fino a quel momento i grandi produttori di birra producevano solamente birre molto chiare, leggere di gradazione alcolica, corpo e anche molto beverine; il movimento nasce quindi come contrapposizione alla standardizzazione e all’appiattimento del gusto della birra presente sul mercato. Negli ultimi 30 anni la produzione e il consumo di birra artigianale è cresciuto vertiginosamente negli U.S.A e nel Ovest Europa. Dal 2007 al 2012 il numero di birrifici negli U.S.A è aumentato del 118% passando da 398 a 869 birrifici (U.S Census) arrivando nel 2015 a circa 3500 unità, il più grande dato dal 1873 quando erano circa 2000. Infatti la produzione di birra negli Stati Uniti non è un fenomeno recente ma tecniche di birrificazione furono introdotte dagli immigrati giunti negli Stati Uniti dai paesi europei aprendo poi birrifici e mettendo in produzione birre che incontrassero i gusti dei cittadini.

 

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Nel suo picco massimo durante il pre-Proibizionismo l’industria birraria americana contava 1700 birrifici, agli inizi del secolo iniziò un lento declino dovuto al mercato e un nuovo movimento sociale chiamato ​temperance movement ​ che criticava aspramente gli effetti dall’intossicazione da alcool evidenziandone i suoi lati “diabolici” che si riflettevano sulla famiglia e vita sociale e ne predicava una sua totale astinenza (trovando nei suoi leader evangelisti protestanti). Questo movimento ebbe una codificazione dei suoi principi attraverso il diciottesimo emendamento nel 1919 che portò al Proibizionismo; per l’industria brassicola fu un periodo buio lungo 13 anni che portò alla scomparsa di molti birrifici, alcuni reinvestirono i propri beni in altri settori mentre altri dichiararono semplicemente bancarotta. Nel 1933 con la fine del proibizionismo i pochi birrifici che riaprirono la propria attività si ritrovarono praticamente senza rivali; questo periodo portò a fatali conseguenze come la distruzione di ogni forma di competizione tra i birrifici aprendo la strada a una monopolizzazione del mercato da parte dei cosìddetti “Big Three” (Anheuser-Bush, Coors and Miller).

 

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Comunque con la recente fusione di In-Bev e SabMiller, tutte e tre sono ormai, incluse nella stessa multinazionale di bevande occupando l’80% del mercato USA. Durante gli anni ‘50, periodo di ripresa economica e innovazione, molte tecnologie arrivarono nelle case degli americani come la TV e i refrigeratori domestici. Oltre all’impatto sullo stile di vita delle famiglie americane, ciò influenzò anche il mercato brassicolo; infatti con l’arrivo dei frigoriferi nelle case non c’era più la necessità di andare nel pub o nei bar per poter bere una birra fresca, mentre la TV eliminava la necessità di uscire di casa per l’intrattenimento, dando la possibilità alle grandi compagnie di bombardare i consumatori con pubblicità, con l’opportunità dei Big Three di capitalizzare il mercato di birra domestico. Durante gli anni 60’ Fritz Maytag riacquistò la fabbrica di birra Anchor Brewing Company posseduta e fondata precedentemente nel 1896 dalla sua famiglia, con la semplice motivazione che gli piaceva la loro ​steam beer ​ e auspicando in migliori profitti. Il birrificio infatti produceva una singolare birra detta “steam beer” poi codificata nel BJCP come ​California common beer.

 

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Creata da birrai di scuola tedesca, si tratta di una lager fatta fermentare a temperature più elevate, utilizzando ampie vasche di fermentazione nei sottotetti dove, durante la notte, la temperatura calava a sufficienza per consentire l’attività dei lieviti a bassa fermentazione delle lager, richieste dal mercato e, lavorando a temperature più elevate, permettevano lo sviluppo di piacevoli esteri fruttati. Nonostante l’ avvento di nuove tecnologie, Maytag non riuscì e non volle applicarle, come ad esempio, nuovi tipi di refrigeratori, lattine in alluminio o nuove tecniche e strumenti di imbottigliamento e nuovi piani di distribuzione. Maytag però credeva nella sua birra, continuando a produrla e distribuirla in fusti nell’area di San Francisco: se ciò non portò a immediati profitti a livello commerciale, un risultato conseguito fu la creazione e l’educazione al gusto per il prodotto locale. Infatti la Anchor Brewing Company fu vista da molti clienti locali e birrai come pioniera e araldo, e forse inconsapevole, Maytag impostò le basi della nascita di un movimento. Partito dal basso da un homebrew club come il Maltos Falcons fino a incontrare Jimmy Carter alla Casa Bianca.

 

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Nel 1978 infatti il presidente Carter legalizzò ufficialmente l’attività dell’homebrewing. A inizi anni ‘80 la Anchor Brewing Company assunse rilevanza anche a livello nazionale e con l’esplosione della richiesta nazionale di craft beer il numero di microbirrifici aumentò velocemente. Dopo il passaggio del Home Brew Act, birrifici artigianali comparirono in tutto il sud della California e in tutte le maggiori città del West Coast. Il modello di Maytag arrivò fino all’East Coast iniziando un movimento culturale. I produttori artigianali ritornarono alle tradizioni del Vecchio Continente producendo stili di birra più corposi e colorati in contrasto con le ​pale ​ leggere del Big Three, e dando ai consumatori americani improvvisamente scelta, indipendenza e libertà nell’industria birraria come nel passato, e a loro volta ne richiedevano sempre di più. Nel 1966 esisteva solo un birrificio artigianale, mentre secondo i dati del Brewer’s Association nel 2015 erano più di 3400. Non solo il numero di microbirrifici aumentò, ma anche quello degli appassionati homebrewer: al giorno d’oggi ne contiamo circa 1,2 milioni nei soli USA e sui 5/6 milioni in tutto il mondo. Questo hobby ha fatto crescere il mercato facendo nascere beer shop locali e online con attrezzature migliori e ingredienti freschi. Dagli anni 80′ e 90′ sempre più birrifici artigianali aprirono creando una cultura birraia che si manifesta oggi in organizzazioni, festival e competizioni internazionali. La raccolta e lo studio di queste storie si è focalizzata su pionieri vincenti e birrai chiave come Jim Koch (Boston Beer Company), Ken Grossman (Sierra Nevada Brewing Company) e Jack Mc Auliffe (New Albion Brewing Company). Queste considerazioni suggeriscono come lo sviluppo della birra artigianale attraverso lo sforzo di pochi homebrewer diventati poi imprenditori, sia una risposta all’omogeneizzazione dei gusti dell’industria birraria post-proibizionista. Considerazioni economiche invece suggeriscono come la concentrazione e il dominio di pochi marchi abbia lasciato un vuoto di domanda non corrisposta che la birra artigianale ha saputo riempire. Altre spiegazioni suggeriscono di come la grande industria sia peggio equipaggiata a seguire i cambiamenti di gusti e preferenze dei consumatori; ma questi studi non analizzano da un punto di vista più sociologico e culturale il fenomeno della birra artigianale.

 

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Matteo Chiamenti
Info autore

Matteo Chiamenti

Giornalista pubblicista, classe 1984, nel corso degli anni scrive di principalmente di finanza per testate specializzate (Bluerating, Advisor, ProfessioneFinanza), pur dedicandosi parallelamente anche a collaborazioni nell’ambito dello sport, del cinema, dell’economia, della politica e dei videogiochi (Tuttomercatoweb e Milannews, il Cibicida, Tgcom, il Democratico, Ultimate Team Fifa Italia).

Nel tempo libero è polistrumentista (chitarra, tastiera, voce) per il gruppo di musica elettronica Noise Under Dreaming, con il quale si dedica alla composizione di colonne sonore per il cinema e le aziende.

Appassionato da sempre di enogastronomia, si infatua per il mondo delle birre artigianali scoprendole nel corso degli svariati “terzo tempo” fatti con la squadra di rugby dei Babbyons, nella quale gioca come centro.

Iscritto a Unionbirrai, nel 2017 svolge il corso di primo livello di degustazione birra.