Numero 11/2021
20 Marzo 2021
Ugly Duck Brewing, Danimarca
Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore
Ugly Duck
(Indslev Bryggeri/Ugly Duck Brewing Co.) Middelfart/Danimarca
Microbirrificio nell’isola di Fionia. Da annotare però che nacque nel 1897 a Nørre Aaby, comune che, insieme a quello di Ejby, con la riforma amministrativa del 2007, divenne comune di Middelfart.
La fondazione del birrificio, col nome di Indslev Bryggeri, fu opera di Frederick Christian Rasmussen che, come la maggior parte dei produttori danesi dell’epoca, si specializzò nella produzione delle birre di frumento. E, con il declino di questa tipologia, nel 1973 passò alle bibite e ai soft drink finché, nel 1990, chiuse definitivamente l’attività.
Ma, nel 2006, restaurato lo stabile e rinnovati gli impianti, Donald Busse Rasmussen, nipote di Frederick Christian, fece venire dalla Baviera il birraio Stefan Peter Stadler e riaprì la fabbrica.
Seguendo poi la moda brassicola danese che, pian piano si lasciava alle spalle l’ispirazione tedesca per spaziare fra la tradizione belga e anglosassone, con l’aiuto di Martin Jensen, fondatore della Raasted Bryggeri, Donald Busse nel 2012 creò un marchio parallelo, Ugly Duck Brewing Co.
.
.
.
Ugly Duck Iimperial Vanilla Coffee Porter, imperial porter di colore nero impenetrabile (g.a. 10%); con utilizzo, tra gli ingredienti speciali, di segale, avena, caffè, baccelli di vaniglia. La carbonazione è bassa; la schiuma marrone chiaro, fine, compatta, cremosa, tenace e di sufficiente allacciatura. L’aroma si distingue per la sua semplicità pur in un’intensità abbastanza elevata: malto tostato, vaniglia, caffè liquido e macinato, pane di segale, caramello bruciato, salsa di soia, datteri secchi, cenere, legno, cioccolato in polvere; elementi tutti avvolti in un caldo alone etilico. Il corpo, medio-pieno, ha una liscia consistenza oleosa. Stessa semplicità, e complessità, nel gusto, che inzia con una piacevole dolcezza di malto, cioccolato al latte, biscotti al burro, vaniglia; s’inoltra nel caffè piuttosto amaro, nel cioccolato fondente, nel toast, nel tè nero; sfocia in note umide ed erbacee, nonché di tostatura e bacche scure apportatrici di una fresca punta di acidità. Intanto, l’alcol diventa più ardito, e non si limita più a un cordiale tepore, per esplodere, nel finale, in tutto il suo potenziale da bourbon e arrestando alquanto la scorrevolezza della bevuta. Più moderato si rivela invece il lungo retrolfatto, con sensazioni di caffè freddo, vaniglia, croccanti tostature, sì amarognole ma irresistibilmente intriganti.